30/09/15

piccolo glossario di economichese

di Andrea Cavalleri

Noto che tantissime persone restano sempre più perplesse nell’accostarsi alla pagina economica dei grandi giornali, come il “Corriere”, “La Stampa” “Repubblica” o lo specializzato “Sole 24 ore”, in quanto continuano a ritrovarvi una girandola di temi ed espressioni, degli autentici ritornelli, che sentono in qualche modo scollati e lontani dalla realtà che vivono e di cui fanno esperienza.


Per cui arrivano talvolta a chiedersi: “Possibile che i redattori di questi autorevolissimi giornali non siano così bravi e competenti come ci si aspetterebbe e non riescano a spiegarci il reale andamento dell’economia?” O anche: “Possibile che siano dei cialtroni che spargono chiacchiere inconcludenti, tanto per tirare a casa lo stipendio a fine mese?” E magari qualcuno dei più sprovveduti e deboli di carattere si lascia contagiare dal dubbio: “Possibile che, come insinuano malevolmente quegli spregevoli complottisti, questi grandi giornali ci nascondano deliberatamente la verità, per trascrivere una narrativa che fa comodo al potere e serve per anestetizzare le masse?”

Cari amici, vorrei dissipare questi dubbi e tranquillizzarvi nel modo più assoluto: abbiamo la fortuna di avere un’ottima stampa, credibilmente autorevole, che vi parla e vi ha sempre parlato delle cose importanti, e vi dice e vi ha sempre detto la verità. Il problema è che voi non riuscite a capirlo perché i giornalisti, da professionisti autentici e specializzati quali sono, usano dei termini tecnici di cui voi ignorate il significato.

Colgo dunque l’occasione per venirvi in soccorso e tradurre in un linguaggio semplice e accessibile a tutti, anche a coloro che non hanno studiato, alcune delle espressioni ricorrenti più frequentemente utilizzate negli articoli di economia dei grandi quotidiani.


1) Avere i conti in ordine: trad. pagare il pizzo agli usurai internazionali.

Il sistema di regole vigenti, per cui uno Stato è costretto a indebitarsi per pagare le proprie spese e poi restituire con gli interessi ciò che è stato costretto a chiedere, non ha altro fine che quello di arricchire i soggetti sopra menzionati. Quindi i conti sono in ordine quando le regole sono state applicate e i fini raggiunti. Questa interpretazione viene rafforzata dalla considerazione che, secondo la visione economica dominante, uno Stato non deve avere attività o iniziative proprie (deve lasciar fare ai mercati), per cui potrà avere solo spese e non investimenti. Quindi, voi contribuenti, dovrete pagare gli interessi sulle spese e sarete particolarmente felici di farlo, sapendo che la maggior parte di quei soldi che il vostro Stato ha mendicato sono stati forniti dalle banche.

Il che significa che non sono stati guadagnati coll’onesto e sudato lavoro né risparmiati con sacrifici, ma creati dal nulla con un semplice atto contabile.


2) Rating: trad. indice di gradimento sui conti in ordine.

Il che significa, in base alla precedente definizione, indice di gradimento espresso dagli usurai internazionali su enti, governi e istituzioni che meglio li hanno serviti e più sollecitamente e lautamente hanno pagato loro prebende e tangenti.

Del resto è logico che sia così, dato che detti usurai internazionali detengono la maggioranza delle azioni di proprietà delle agenzie che si dedicano a stilare tali rapporti e classifiche.


3) Efficienza: trad. rapidità (con cui si sfilano i soldi dalle tasche dei cittadini, per infilarli in quelle degli usurai internazionali).

Quindi non dovete sorprendervi se aumentando l’efficienza del sistema le cose per voi peggiorano. Ogni sistema ha un utilizzatore e qualcuno o qualcosa a cui si applica. Voi siete gli utilizzati.


4) Mercati: trad. usurai internazionali.

Il famoso studio del 2007, condotto dai ricercatori dell’Istituto Federale di Tecnologia di Zurigo, mostrava come 147 “aziende” per lo più finanziarie (banche, fondi, assicurazioni) erano proprietarie delle 43.000 multinazionali più importanti del globo, per un totale del 40% dell’economia mondiale.

Quello che accade nel cosiddetto “mercato” è dunque opera di poche centinaia di persone che hanno il potere di decidere. Tali persone, vista l’area di attività sono sempre lorsignori. Ne conseguono banalmente altre spiegazioni lessicali, per cui il termine operare per il bene dei mercati  significa operare per il bene degli usurai internazionali, e il termine mano invisibile del mercato andrebbe tradotto con mano nascosta (chi può intendere intenda).


5) Privatizzazioni: trad truffe.

Spesso si sente pronunziare (soprattutto nei Tiggì) il termine “privatizzare” con enfasi e giubilo, quasi si nominasse un toccasana che risolve tutti i problemi. La storia dimostra il contrario: esemplare il caso italiano dell’IRI, le cui aziende furono cedute per poche lire ad amici dell’infame liquidatore che sovente le rivendettero immediatamente a un prezzo fino a venti volte superiore.

Ad esempio la SME alla Buitoni per soli 393 miliardi, quando ne valeva3.100 e ne aveva in cassa 600 in contanti. Oppure Infostrada a De Benedetti per 700 miliardi in 14 anni, mai pagati perché De Benedetti, dopo la prima rata, rivendette subito Infostrada alla tedesca Mannesmann per 15.388 miliardi. A spregio dei contribuenti nel 2001, quando c’era il liquidatore al governo, lo Stato attraverso l’Enel di sua proprietà, riacquistò Infostrada dalla Mannesmann per 16.500 miliardi…


6) Riforme: trad. preparazione delle privatizzazioni.

La storia passata e presente mostra che il fine delle cosiddette riforme è sempre qualche “privatizzazione” (vedi sopra). La riforma riesce quando si privatizza e fallisce se non si privatizza (vedi le pensioni integrative come esempio di successone).

Del resto che il fine delle “riforme” sia questo è dichiarato esplicitamente, in quanto tutti (politici e giornalisti) sono concordi nell’affermare che le riforme debbano accrescere “l’efficienza” (vedi la definizione numero 3).


7) Banche troppo grosse per fallire: trad. rubare ai poveri per dare ai ricchi.

Privatizzare, ci dicono, fa bene all’economia, ma si intende che si devono privatizzare solo gli utili, le perdite vanno socializzate. In particolare nel caso degli enti finanziari.

Ad esempio, dopo la crisi del 2008, sono stati varati dei piani di aiuto per banche e assicurazioni. Però il 93% dei guadagni derivanti dalla successiva fase di ripresa economica (cioè gli aiuti statali) sono finiti all’1% più ricco della popolazione. Inoltre in quegli stessi anni i redditi dell’1% più ricco sono saliti dell'11,2% mentre quelli del rimanente 99% sono scesi dello 0,4% (Saez e Piketty). Nel frattempo “i salari dei lavoratori americani sono al punto più basso da 50 anni a questa parte”(da un rapporto del 2011 agli investitori della banca JP Morgan).

Ovvio che l’aumento delle tasse e la contrazione dei salari siano serviti per pagare i bonus milionari dei dirigenti bancari e per coprire i disastri, frutto delle loro malversazioni.


8) Vivere al di sopra dei propri mezzi (riferito a Italiani, Spagnoli, Greci e Irlandesi): trad. vivere al di sopra dei propri mezzi (riferito a banchieri, finanzieri, gestori e speculatori).

Lorsignori non creano nessuna ricchezza, consumano tutti i beni migliori che voi avete prodotto con il vostro lavoro e in cambio fanno stampare (da altri lavoratori) un po’ di biglietti e fanno tenere dei conti sul computer (da altri lavoratori) di cui vi fanno usufruire con estrema parsimonia. Grazie ai derivati non investono neppure più tutti soldi di loro proprietà (quelli che accumulano grazie al pizzo che riscuotono presso di voi attraverso lo Stato) ma solo il 5%.

Chi vive al di sopra dei propri mezzi?


9) Ci vuole più Europa.

Questa è un’espressione filologicamente complessa, non semplice da rendere con un’unica espressione. Quindi vi farò un’esposizione ragionata che conduca a una possibile traduzione.

La funzione economica dell’Europa è subordinata a quella politica. Come Jean Monnet predicava fin dal dopoguerra, bisognava impiantare un’unione economica mercantile e bancaria, affinché quella politica seguisse necessariamente. Cioè, un ente economico centrale avrebbe facilmente ricattato gli Stati aderenti, costringendoli a cedere la propria sovranità e così è stato.

Tuttavia neppure l’Europa è fine a se stessa, dato che è solo una tappa intermedia del più ambizioso progetto di un governo mondiale e, quindi, fin dall’origine destinata ad autodissolversi. Il disegno è stato ribadito esplicitamente da David Rockefeller che ha invocato un governo mondiale di banchieri (il che, detto da un banchiere, equivale a sentire Armani che invoca un governo mondiale di stilisti invertiti, o Totò Riina sostenere la necessità di un governo mondiale di uomini d’onore). Dato che la UE è eterodiretta, ovvero non sono i suoi dirigenti a prendere le decisioni, ma altre persone, estranee al mondo politico-rappresentativo e spesso neppure europee, ne segue che ciò che resta da fare ai dirigenti europei è solo di eseguire delle disposizioni in cambio della propria fetta di torta. Che le cose stiano così è stato confermato dalla nomina di Juncker (pronuncia giank_r) come presidente della commissione europea: una vita da primo ministro di un paradiso fiscale, spesa a intascare mazzette dalle multinazionali in cambio dell’immunità dalle tasse. Quindi, prescindendo dalle tendenze sodomitiche, lobbistiche, pedofile e sataniste, che pure abbondano nella euro-casta, ma non hanno rilievo specificamente economico, si potrebbe rendere l’espressione da tradurre con un ci vogliono più ladri-corrotti. Anche l’abusata espressione ce lo chiede l’Europa, diventa ce lo chiedono i ladri-corrotti.


10) Spread: trad. cambio valutario (tra Lira, Marco, Franco, Peseta..).

L’euro non è una moneta, dato che circola in realtà politiche, economiche, fiscali e sociali totalmente diverse e addirittura in dichiarata competizione fra loro. Quindi si riduce a essere un sistema di cambi fissi, che però non sono davvero fissi in quanto il costo della moneta differisce tra i vari Paesi. Questa differenza di prezzo è il surrogato del vecchio cambio, ufficialmente abolito e nella realtà economica mai scomparso.


11) Economia sociale di mercato: trad. macelleria sociale a buon mercato.

L’espressione, contenuta nel trattato di Maastricht, è una meravigliosa figura retorica detta “ossimoro”, che consiste nell’assimilare due opposti, come ad esempio “la notte luminosa” o “il caldo polo nord”. In effetti tale espressione è basata sulla vecchia stupida superstizione che il mercato, autoequilibrantesi, produca la realtà economica migliore per tutti (non è del tutto falso, in quanto le cose, poi, vanno un po’ meglio per quelli che non sono morti di fame). Nei fatti, e in coerenza con la definizione di “mercati” che abbiamo fornito sopra, l’economia di mercato non ha nulla di sociale. Anzi, viene usata, sempre con la scusa della vecchia stupida superstizione, per sostituire gli strumenti del welfare con il mercato (per il vostro bene, ovviamente). Così le pensioni, la sanità e l’istruzione, assieme a molti altri servizi essenziali possono essere privatizzati (vedi definizione precedente) previa le opportune riforme (vedi definizione precedente).


12) Attirare investimenti stranieri: trad. sottomettersi a sfruttamento coloniale.

Quello dell’attirare gli investimenti stranieri è un autentico mantra tantrico, ripetuto ossessivamente sulle pagine economiche di tutti i media. In effetti, dal punto di vista della popolazione, non potrebbe esserci idea più cretina. Perché bisognerebbe azzerare la contribuzione sociale, abbassare a livello infimo le retribuzioni, cancellare cassa malattia, maternità e ferie pagate (tutte cose che fanno orrore agli investitori), riducendo i lavoratori al rango di schiavi, in cambio di un po’ di occupazione effimera? Gli investitori, cioè i mercati (vedi definizione precedente) non hanno nessun interesse per voi, ma sono pronti a emigrare in un secondo appena troveranno degli schiavi che costino anche solo un centesimo meno. La cosa diventa grottesca se si pensa che questi investimenti spesso non consistono di tecnologia, processi produttivi, brevetti o altre cose concrete, ma solo di soldi: della cartaccia che chiunque potrebbe stamparsi in casa.

In questo caso i giornalisti adottano una convenzione: si esprimono dal punto di vista dei mercati (vedi definizione precedente) che, incidentalmente, sono anche i padroni delle loro testate. Questa convenzione, peraltro, è l’unica concessione che i giornalisti, fieramente gelosi della loro integerrima indipendenza, fanno alla proprietà, concessione del tutto innocua, una volta che la si conosce. Quando si sa che si passa col semaforo verde non c’è pericolo, il guaio sorge se non lo si sa, lo stesso con la convenzione espressiva giornalistica.


13) Il listino di borsa: trad. le litanie del dio quattrino.

Tutti i giornali riportano le quotazioni quotidiane della borsa, come fossero un’informazione essenziale da seguire con riverente attenzione. In effetti, a livello schiettamente economico, dovrebbero rientrare nella categoria: “e chi se ne frega?”. Infatti, le aziende che hanno bisogno di capitale liquido mettono in vendita le azioni. Dopo il collocamento, all’azienda non importa più nulla se detto titolo venga scambiato a una quota più alta o più bassa, sono faccende che riguardano il risparmio privato o la speculazione, e che non dovrebbero cambiare nulla nella struttura del complesso produttivo e di consumo. Anzi, se volete porre una domanda a qualche economista conformista per metterlo in imbarazzo chiedetegli questo: “come mai lo stesso fenomeno -un aumento del prezzo- è considerato male (inflazione!) se riguarda il prezzo della pasta e bene (l’economia cresce!) se riguarda il prezzo azionario della Barilla, che quella stessa pasta produce e vende?” Probabilmente vedrete l’economista strabuzzare gli occhi, lasciar cadere la mascella e fissare un punto imprecisato nel vuoto, mentre ansima come un cane pechinese.

Comunque, rimandando ad altro articolo la risposta a questa avvincente domanda, torniamo alla traduzione del termine tecnico.

Assodato che il listino di borsa non ha nessun significato economico, bisogna capire che ha invece un’importante significato nella fede religiosa.

Nella devozione del Dio trino esistono delle litanie. Se, ad esempio, qualcuno di voi è stato a un funerale in chiesa ha sentito le litanie dei santi per il defunto, che suonano così: (frammento)

San Protaso prega per lui

San Gervaso prega per lui

Santa Tecla prega per lui

Sant’Agnese prega per lui

Nella devozione del dio quattrino esistono parimenti delle litanie perfettamente analoghe, che risuonano in modo molto simile: (frammento)

Tesmec 0,7755

Tiscali 0,0612

Tod’S 88,90

Toscana Aeroporti 15,58

I devoti le ripetono tutti i giorni, con fede e perseveranza, sperando che ciò li aiuti a raggiungere la Sempiterna Ricchezza nel Mondo Nuovo, illuminato dal Radioso Sol dell’Avvenire.


Cari lettori, concludo qui questo piccolo glossario, fiducioso che con l’interpretazione di questi pochi termini riusciate già ad ampliare in modo importante la vostra comprensione degli articoli di economia. E naturalmente, grazie a queste spiegazioni, vi convinciate che la grande stampa, al vostro servizio, è prodotta da professionisti qualificati, liberi, indipendenti e assolutamente veritieri.  



fonte: freeondarevolution.blogspot.it

27/09/15

equinozio, solstizio e stagioni

Come nascono le stagioni: Primavera, Estate, Autunno e Inverno? Cos'è il solstizio? Cos'è l'equinozio? Quando entra l'estate? E la Primavera?

Queste sono domande che i ragazzi studiano a scuola e che ritornano anche in età adulta, ed essendo alla base dei meccanismi della nostra terra è bene capirne il funzionamento.

Sappiamo che la terra impiega un anno a girare attorno al sole (moto di rivoluzione) e nel contempo ogni giorno gira sul proprio asse (moto di rotazione), quest'ultimo però non è perpendicolare al piano di rotazione (piano dell’eclittica) ma inclinato di 66° e 33' (come si vede nell'immagine in basso)...

Inclinazione asse terrestre


Attenzione, se consideriamo l'asse ortogonale al piano dell'eclittica allora l'angolo con l'asse terrestre è di 23 gradi e 27'. Nel grafico in basso si vede in modo chiaro le due differenze di calcolo.


È proprio l'inclinazione della terra a generare il fenomeno delle stagioni, la differenza tra il caldo d'estate ed il freddo d'inverno deriva dall'angolo con cui il sole colpisce la terra.


Mappa rivoluzione della Terra


Nella mappa in alto si vede come in inverno, per effetto dell'inclinazione, il polo nord e tutto l'emisfero boreale (dall'equatore al polo nord) sono piegati "fuori dal sole" e formano con i suoi raggi un angolo di circa 23 gradi. Viceversa in estate (nell'emisfero boreale) potremmo dire che la terra risulta piegata verso il sole ed in tal caso i raggi colpiscono la parte alta della terra con un angolo di 70 gradi.


Raggi del sole e inclinazione


Attenzione il caldo estivo non è dato dalla distanza dal sole (anzi dal 3 al 7 luglio la terra si trova alla massima distanza dal sole, chiamato punto di Afelio) ma proprio dall'angolo dei raggi solari.
Nell'immagine in alto vediamo che se i raggi del sole (possiamo simulare con una torcia elettrica) colpiscono con un angolo vicino ai 90 gradi (quindi quasi ortogonalmente) la terra, l'area illuminata è minore e l'intensità maggiore, mentre nel caso indicato dall'immagine di destra i raggi coprono una superficie maggiore disperdendo l'energia (luce e calore).

I fenomeni delle stagioni ovviamente seguono un andamento inverso se si considera la zona boreale (nord) o la zona australe (sud), quindi quando nella parte alta della terra l'angolo sarà al massimo nella zona sotto l'equatore (es. in Australia) avremo l'inverno.


Equinozio d'Autunno e di Primavera, Solstizio d'estate e inverno

Quando inizia la Primavera in Italia? Abbiamo visto come l'inclinazione della terra in combinazione con il moto di rivoluzione determinano differenti angoli di illuminazioni che vengono contraddistinte con le 4 stagioni.

Partiamo dalla primavera che inizia in concomitanza con l'equinozio di primavera, in tale fase il sole si trova perpendicolare all'equatore ed le ore di notte e di giorno sono uguali. Da questo momento in poi la perpendicolare del sole si sposta salendo verso il polo nord e quindi aumenta l'angolo prodotto dal sole nell'emisfero boreale fino al massimo dato dal 21 di giugno che sancisce il solstizio d'estate, in tal caso il sole è perpendicolare al tropico del cancro. Con il solstizio d'estate abbiamo la durata massima di ore di giorno.

Continuando a ruotare attorno al sole la terra arriva il 21-23 settembre all'equinozio di autunno ed analogamente alla primavera il sole si trova perpendicolare all'equatore; successivamente ci si avvicina al 21 dicembre giorno in cui il sole raggiunge l'angolo minimo di incidenza dei raggi sull'emisfero boreale ed il sole è sopra il tropico del capricorno nell'emisfero australe.


Foto cartello tropico del capricorno in Australia




Altezza del sole nelle diverse stagioni

Abbiamo visto i giorni del solstizio e dell'equinozio, va detto che tali giorni possono variare di poco, per effetto di ritardi dati dal fenomeno della precessione dell'asse terrestre, in particolare l'equinozio di settembre ed il solstizio d'inverno risultano ritardati rispetto a marzo e giugno (dal 21 al 23 settembre, dal 21 al 22 dicembre).

Vediamo i giorni precisi dei solstizi ed equinozi del 2015 e 2016.

Stagioni, equinozi e solstizi 2015

Primavera 2015: 20 marzo

Estate 2015: 21 giugno

Autunno 2015: 23 settembre

Inverno 2015: 22 dicembre

Stagioni, equinozi e solstizi 2016

Primavera 2016: 20 marzo

Estate 2016: 20 giugno

Autunno 2016: 23 settembre

Inverno 2016: 21 dicembre

Ricordiamo che il giorno di equinozio di primavera è alla base del calcolo del giorno di Pasqua.

Fonte: www.uniquevisitor.it


fonte: crepanelmuro.blogspot.it

del dipingere

AFFRESCO CAP. XV – DEL DIPINGERE AD AFFRESCO

Chi vuol dipingere ad affresco deve iniziare il lavoro di buon mattino stendendo la porzione di intonaco che riterrà di poter dipingere in quella stessa giornata. Una volta posata la malta bisogna attendere che la calce abbia preso la giusta consistenza e cioè quando appoggiando le dita su di essa non lasciano impronte. Per riconoscere inoltre se la calce ha ben aderito all’arricciato si batte con le dita qua e là; se si sente un suono omogeneo va bene, in caso contrario significa che si è formata una sacca d’aria che a lungo andare comprometterebbe la durata del nostro affresco. Molto dipende dal microclima presente o che si formerà attorno al nostro operato. Alcuni affreschi possono durare centinaia di anni anche con sacche d’aria nell’intonaco, altri creparsi e staccarsi nel giro di poco tempo. Meglio quindi prima di iniziare a dipingere accertarsi che non si trovino spanciamenti quando ancora possiamo rimediare senza grandi problemi.

Michelangelo Buonarroti - Cappella Sistina, Roma
Michelangelo Buonarroti – Cappella Sistina, Roma
Molti pittori sgranano la superficie dell’intonaco sollevando i minuti granelli della malta per mezzo di un pennello asciutto, cosa che favorisce l’assorbimento dei colori e prima di dipingere e di battere lo spolvero danno alla superficie una mano di latte di calce con lo scopo di ottenere una maggior luminosità, e di fatto ciò avviene per i chiari ma fiacca le ombre e gli impedisce di acquisire intensità per cui è bene usare questo procedimento soltanto in vista di effetti speciali, ovvero soltanto per le parti che devono risultare molto illuminate. Ad ogni modo si dia o non si dia questo bianco, appena l’intonaco ha acquistato sufficiente consistenza si ribattono i fili o ritrovati i punti fissi stabiliti nel muro si appoggia il cartone all’intonaco e lo si spolvererà col sacchetto di carbone o lo si decalcherà con una punta. Attendendo e sorvegliando l’opera del muratore l’artista avrà messo in ordine i vasetti contenenti le tinte ed avrà preparato quelle che contengono calce che vanno fatte giorno per giorno. Oltre a ciò avrà fatto riempire e piazzare un gran secchio d’acqua anzi meglio due vasi uno per sciacquare i pennelli in modo grossolano e l’altro per risciacquarli nuovamente in acqua più pulita. Né avrà dimenticato gli stracci che servono a pulirli e ad asciugarli. Non essendo mai troppa la pulizia in fatto di pittura ad affresco si consiglia di riservare un pennello per ogni tono al fine di evitare tinte offuscate sia pur lievemente. I primi colori appena messi sull’intonaco vengono assorbiti rapidamente ed infiacchiscono per cui è meglio caricare i toni ed usare colori densi, non tralasciando mai la parte che si modella finché non sia totalmente finita poiché ogni ritocco dopo qualche ora si può trasformare in macchia. Va anche detto che molti artisti lavorano su intonachi granulosi con colori diluiti come fossero acquarelli; ma l’intonaco assorbe male questi colori così liquidi e si formano macchiette. I granuli colorati non cristallizzano e possono staccarsi a ogni tocco.
Nello sfumare le tinte, oltre che di pennelli morbidi di setole fini e lunghe o di pelo si possono usare anche le dita come si fa per la pittura ad olio, ma occorre grande esperienza ed è quindi meglio fare tutto con pennelli asciutti o poco umettati. Le tinte vanno ripassate più volte per ottenere la tonalità decisa in precedenza. Se si passa un colore scuro una sola volta si ottiene un colore trasparente che può servire per le parti in luce; passato una seconda volta potrebbe servire per i mezzi toni; passato una terza e quarta volta si arriverà al tono scuro desiderato. Non tutti i colori vanno così ripetutamente ripassati poiché insistendo oltre un dato grado alcuni di essi si appesantiscono creando un effetto contrario a quello voluto. Certi pittori preferiscono lasciar agire il colore nell’intonaco attraverso gli strati trasparenti dei colori come avviene nell’acquarello, altri invece tendono a dipingere piuttosto a pasta e a sovrapporre le tinte; i primi dicono che questo non va fatto, sebbene il Pozzo ed altri frescanti lo adottassero e lo consigliassero, anzi alcuni mettono il colore persino con la spatola quando l’intonaco non vuole più saperne, per cui anche qui in fondo variano le tecniche a secondo delle varie opinioni e della casualità. Ad affresco certi pittori dipingono prima in monocromo ed in un secondo tempo colorano a tempera. Così certamente ha dipinto Correggio nel duomo di Parma dove si possono scoprire varie parti rimaste solo in bianco e nero dove la tempera sopra usata si è degradata.

Cupola del Duomo di Parma con l'assunzione al cielo della Vergine, capolavoro di Antonio Allegri detto il Correggio
Cupola del Duomo di Parma con l’assunzione al cielo della Vergine, capolavoro di Antonio Allegri detto il Correggio (1528)
Veronese a Villa Maser, dopo aver modellato grossolanamente le sue figure le ha rafforzate e definite a furia di grossi tratteggi incrociati e così hanno fatto Tiziano, Procaccini, Carracci.

Paolo Veronese, particolare di uno degli affreschi a Villa di Maser
Paolo Veronese, particolare di uno degli affreschi a Villa di Maser
Michelangelo nel Giudizio sotto le velature finali lascia vedere a volte delle pennellate grasse e ben scandite, ma spesso anch’egli lavora a tratteggio. Piero della Francesca invece accarezza il muro fondendo le pennellate accuratamente per poi rifinire anche lui con trattini minuti facendo così quasi scomparire il modellato sottostante, per cui guardando gli affreschi si possono trovare tutte le espressioni, dalla timida grazia dei primitivi alla travolgente audacia dei seicentisti, dal colorito diafano del Beato Angelico alle incredibili potenze coloristiche del Tiziano e del Guercino.

Il Carro dell’Aurora, realizzato dal Guercino, all’interno della Casina dell’Aurora
Il Carro dell’Aurora, realizzato dal Guercino, all’interno della Casina dell’Aurora
Vi è un momento in cui a furia di dipingere sul medesimo pezzo si perviene ad uno stato favorevole in cui ogni pennellata sembra modellarsi per se stessa, dove meravigliosamente si vede sorgere una pittura che si perfeziona come d’incanto e che compensa il pittore di tutti i suoi affanni premiandolo per la sua volontà (i bizantini credevano a questo punto che fosse proprio l’anima del santo rappresentato a manifestarsi vivificando l’opera).
Dopo questo momento incantevole, poco per volta l’intonaco perde la sua duttilità e il pennello vi scorre sopra sempre meno, il colore aderisce di più e scompare e se misto a bianco diventa stridente e troppo chiaro. E’ il momento di smettere, il segnale d’avviso che la giornata è finita, poiché è inutile continuare fino al punto che si ha l’impressione di dipingere su della carta assorbente che il pennello neanche vi si posa sopra che il colore è già assorbito. Per cui se si ritiene proprio necessario fare ancora qualcosa bisognerà ricorrere a qualche tratteggio di colore liquido ed alle punteggiature. Volendo insistere si guasterebbe l’opera. Sono permesse delle acquette di colore liquido con sola acqua o con acqua di calce ma queste formano uno strato alquanto opaco e se ripetute quasi pulverulento.

Piero della Francesca, Maria Maddalena (particolare), affresco, Cattedrale di San Donato, Arezzo
Piero della Francesca, Maria Maddalena (particolare), affresco, Cattedrale di San Donato, Arezzo
Alcuni frescanti quando devono rappresentare una fonte luminosa o comunque dei brilli, lasciano intatto l’intonaco bianco oppure campiscono la parte di bianco e poi dipingono l’aureola lasciando intatto il punto voluto. Raffaello però quando volle ottenere il fiammeggiare dei ceri accesi o lo sfavillio delle corazze mise delle croste di calce alte dai 6 ai 7 millimetri le quali benché facciano rilievo sul resto della pittura liscia e piana ne danno senza dubbio maggior luminosità.
Nelle opere che devono vedersi da grande distanza si deve dipingere con masse ben decise ed in modo più robusto e vivace, ricordando che le mezze tinte scompaiono con la lontananza ed usate in gran quantità affievoliscono l’effetto dell’insieme, ma queste sono cose che devono sapere anche i pittori ad olio, a tempera, a mosaico ed è inutile insistervi.
Finita la giornata di lavoro con una lama tagliente si asportano le parti d’intonaco che sovrabbondano, studiando però di evitare le parti chiare della pittura e di seguire invece le linee scure delle figure poiché su queste è facile dissimulare i raccordi delle varie giornate di lavoro, tuttavia non mancano esempi di raccordi eseguiti sulle parti chiare i quali sebbene riescano sempre male sono a volte quasi indispensabili. Diverse figure di Michelangelo mostrano le giunture della calce che hanno macchiato le parti di raccordo e che per quanto il maestro si sia adoperato per nasconderle non vi è riuscito. almeno come voleva.
Al tempo dei giotteschi la tecnica minuziosa e la mancanza del cartone obbligavano ad una maggior lentezza per cui pare che al massimo in una giornata riuscissero a dipingere una sola piccola testa, ma nel rinascimento si era assai più rapidi; l’intero affresco della “Scuola di Atene” di Raffaello presenta 37 giornate, il “Trionfo di Galatea” 12, il gigantesco “S. Andrea” di Michelangelo 5.

Raffaello Sanzio - Scuola di Atene, Stanza della Segnatura, Musei Vaticani
Raffaello Sanzio – Scuola di Atene, Stanza della Segnatura, Musei Vaticani

fonte: passionarte.wordpress.com

gli scopiazzatori: da Saviano a Travaglio




di Gianni Lannes


Il caso è alla voce furto delle opere di ingegno altrui. Da Augias a Galimberti, ecco a voi le pennette repubblicane in salsa tricolore, insomma una combriccola utile a chi comanda per orientare i consumatori, pardon, i lettori. Fanno pure i moralisti d’accatto (sic!) e vanno pure per la maggiore un giorno sì e l'altro pure negli insulsi salotti tv, ma poi si appropriano del lavoro altrui spacciandosi addirittura per scrittori e giornalisti. Facile pubblicare inchieste sulle mafie che altri realizzano, rischiando concretamente la pelle. Nel 2011, capitò a più riprese, che Marco Travaglio, attuale direttore responsabile del Fatto Quotidiano, plagiasse integralmente intere mie inchieste su don Verzé, il San Raffale e Nichi Vendola, pubblicate qualche anno prima, e poi ripubblicate dal medesimo senza citare la fonte e senza virgolette, sul settimanale L’Espresso e sul giornale Fatto Quotidiano. Travaglio non aveva avuto neanche il garbo di cambiare almeno il titolo, mentre il direttore del settimanale di De Benedetti fece finta di niente, invece di cacciarlo a pedate nel fondoschiena. Anche l’ordine dei pennivendoli era distratto.

E Saviano: il sedicente esperto di ecomafie? Peggio ancora, come ha attestato il procedimento giudiziario giunto in Cassazione - in ambito civile - intentato nei suoi confronti dagli autori di inchieste sulla camorra in Campania. Dopo il successo di vendite costruito a tavolino dalla Mondadori del piduista Berlusconi, il pompato dal sistema è approdato sull'altra sponda di Repubblica. E così ha preso a saccheggiare impunemente all’estero, prima di tutto in Albania, sperandola di farla franca, ma adesso è stato preso definitivamente in castagna da un giornale online nordamericano. In Italia, la brava Giulia Fresca aveva messo alle strette questo eroe da barzelletta già nel 2010, sulle pagine online di Articolo 21, mentre nello stesso anno il professor Alessandro Dal Lago aveva stroncato Gomorra nel memorabile saggio Eroi di carta. Il caso Gomorra e altre epopee.

A scuola una volta, campioni del genere del furto letterario si bocciavano inesorabilmente, invece oggi si promuovono addirittura a paladini delle libertà civili. Che paradosso mentre i tempi correnti ammazzano l'etica. Intellettuali? Macchè. Chissà se i cazzeggiatori sulla scena hanno una coscienza. Il sistema di potere dominante necessita di finte icone antisistema, alla Grillo per intenderci, per illudere e soggiogare le masse silenti e dormienti. Buon letargo, anzi a cuccia, italidioti.



fonte: sulatestagiannilannes.blogspot.it

26/09/15

Spello


VEDUTA


CHIESA DI SANTA MARIA MAGGIORE


PORTA DI VENERE

è un comune italiano di 8.590 abitanti della provincia di Perugia, in Umbria.

Si colloca ai piedi del monte Subasio e dista all'incirca 5 km da Foligno e 30 da Perugia. La superficie del comune si estende in montagna, collina e pianura. Il suo terreno, molto fertile, è coltivato a cereali, viti ed olivi. È da quest'ultima pianta che Spello trae il suo più prezioso prodotto gastronomico: l'olio extravergine d'oliva. Non a caso la città, oltre ad essere annoverata tra i borghi più belli d'Italia, fa parte dell'Associazione Nazionale Città dell'Olio.

Vi si tengono mercati settimanali e fiorenti manifestazioni folcloristiche, tra le quali si ricorda l'Infiorata del Corpus Domini e la festa dell'olio, che si tengono rispettivamente nei periodi di maggio-giugno e dicembre-gennaio. Nella cittadina si trovano numerose opere di epoca romana e rinascimentale, in effetti la chiesa di Santa Maria Maggiore, la più grande di Spello, vanta splendidi affreschi del Pinturicchio, conservati nell'interna Cappella Baglioni.

« Spello, qual canto palpita nei petti... »

(Gabriele D'Annunzio, Le città del silenzio, III)

Geografia fisica

Storia

Spello fu fondata dagli umbri per poi essere denominata Hispellum in epoca romana. Fu dichiarata da Cesare "Splendidissima Colonia Julia".

I resti della cinta muraria, molto più ampia in passato di quanto possiamo ammirare oggi, attestano la grandezza che ebbe la città, così come i resti archeologici che la circondano. Devastante per Spello fu la discesa in Italia dei Barbari che la ridussero in una povera borgata. In età longobarda e franca fece parte del ducato di Spoleto, per poi passare allo Papato. La cittadina tuttavia, memore della prosperità e della relativa autonomia di cui godeva in epoca romana, non tardò a divenire libero Comune con proprie leggi. Nel 1516 il comune fu infeudato dal Papa alla famiglia perugina dei Baglioni cui appartenne fino al 1648.

Nel IV secolo Spello fu sede vescovile e nell'Alto Medioevo – con altre diocesi vicine ora soppresse – fece parte per moltissimo tempo della vastissima diocesi di Spoleto. Attualmente Spello è invece integrata nella diocesi di Foligno.

La contea di Spello e di Bettona (1516-1648)

Monumenti e luoghi d'interesse

Porta Venere

Porta Consolare: ingresso principale della città romana, in calcare del Subasio, con torre quadrata medievale e tre statue marmoree repubblicane.

Mura augustee e porta Urbica: circa 2 km, tra le più significative e intatte cinte murarie d'Italia.

Porta Venere e torri di Properzio: augustea, assai armoniosa, con due poderose torri dodecagonali romaniche.

Porta dell'Arce o dei Cappuccini: romana, ingresso settentrionale alla città.

Palazzo comunale, nel quale sono presenti iscrizioni romane, due ritratti di età Flavia, una pregevole biblioteca con mobilio di fattura veneziana e soprattutto il noto rescritto di Costantino datato 333-337 d.C., fontana esterna cinquecentesca con stemma di Giulio III.

Palazzo Baglioni, in piazza della Repubblica, un tempo residenza dei Baglioni conti di Spello fino al 1648.

Palazzo Urbani, con splendido ballatoio ligneo con tettoia.

Cappella Tega, con affreschi dell'Alunno.

Collegiata di Santa Maria Maggiore, che ospita, nella cappella Baglioni, splendidi affreschi del Pinturicchio (1500 circa-1501) ed un pregevole pavimento di maioliche di Deruta ("Il frate",1566).

Prezioso il Tabernacolo, di Rocco da Vicenza (1516). La facciata originaria, del XIII secolo, fu completamente rifatta attorno alla metà del '600. L'interno presenta molti elementi barocchi fra cui un altare.

Sant'Andrea, custodisce la Madonna in trono e santi di Pinturicchio e collaboratori, del 1506-1508.

San Lorenzo, con affreschi e tabernacolo del '400.

San Claudio, chiesa romanica dell'XI secolo (forse costruita sopra un tempio dedicato a Saturno) avente affreschi del XIV secolo (Cola di Petrucciolo da Orvieto) e del XV secolo (Ignoto).

Villa tardo romana (augustea), con notevoli mosaici ben conservati, situata in località Sant'Anna.

Villa Costanzi, ben più nota come Villa Fidelia, del '600, ospita ogni anno eventi e concerti.

Pinacoteca civica, con interessanti opere dal '400 al '700.

Società

Cultura

Eventi

Infiorata, ogni anno il sabato e la domenica di Corpus Domini.

Festa dell'Olivo e Sagra della Bruschetta.

Hispellum, rievocazione storica dell'epoca romana.

Festival del Cinema Città di Spello - Rassegna/Concorso "Le Professioni del Cinema".

Incontri per le strade, rassegna estiva di appuntamenti a tema artistico e culturale.

Persone legate a Spello

Andrea Caccioli (Spello, 1194 - Spello,1254), Beato, discepolo di San Francesco e primo parroco-sacerdote a divenire frate.

Gian Paolo Baglioni (Perugia 1470 ca –  Roma, 11 giugno 1520) condottiero italiano signore di Perugia, conte di Spello e di Bettona,  figlio di Rodolfo Baglioni e di Simonetto da Castel San Pietro di Orvieto.

Benvenuto Crispoldi (...), pittore attivo tra il 1886 ed il 1923.

Bichilino da Spello (fl. 1304), professore di Ars dictandi all'Università di Padova. Autore trecentesco in lingua latina del Pomerium rethorice (1304).

Giacomo Prampolini (Milano, 1898 - Pisa, 1975), scrittore, poeta e saggista.

Carlo Carretto (Alessandria, 1910 - Spello, 1988), religioso dei Piccoli Fratelli del Vangelo.

Arturo Paoli (Lucca, 1912), presbitero, religioso e missionario dei Piccoli Fratelli del Vangelo.

Giovanni Benedetti (Spello, 1917), vescovo.

Orlando Tisato (Padova, 1926 - Foligno, 2010), artista, pittore, scultore.

Norberto Proietti (Spello, 1927 - Spello, 2009), pittore e scultore, tra i più significativi artisti naif italiani.

Angelo Montenovo (Spello, 1939), ex calciatore e allenatore di calcio.

Dario Antiseri (Foligno, 1940), filosofo epistemologo, originario della frazione di Collepino.

Luciano Aristei (Spello, 1948), ex calciatore e allenatore di calcio.

Maurizio Ronconi (Spello, 1953), medico, senatore e deputato, presidente della Commissione Agricoltura Senato (2001-2006).

Adolfo Broegg (1961 - Spello, 2006), musicista del gruppo Ensemble Micrologus.

Alessio Campagnacci (Spello, 1987), calciatore.

fonte: Wikipedia

agenti patogeni e batteri

ATTENZIONE !!! Stanno spruzzando agenti patogeni e batteri tramite le scie chimiche !!!

I patogeni inalati dalle scie chimiche comportano un rischio alla salute della popolazione. Tra questi hanno trovato nelle scie chimiche il mycoplasma pneumoniae e la chlamydia pneumoniae.

Il mycoplasma bloccando il sistema immunitario permette agli altri patogeni presenti nel corpo a svilupparsi tranquillamente cosi dando via libera per la diffusione delle cellule tumorali. Mentre la chlamydia provoca infertilità. Comuque tutti e due curabili se diagnosticati in tempo.

Questo non legge come un inganno, progettato per colpire la paura nei cuori delle persone.Piuttosto è una questione di valutazione di fatto di ciò che è in scie chimiche - una zuppa nociva degli agenti patogeni. Si potrebbe spiegare perché così tante persone si ammalano in questi giorni. Molti sospettano che le malattie sono diffuse deliberatamente. Questo potrebbe essere il motivo. Hai bisogno di fare conoscenza con l'omeopatia e osteopatia, ed una buona alimentazione per dare al vostro sistema immunitario sua migliore possibilità. 
Anonymous ha detto ... 
un investigatore di nome William Thomas che vive a Victoria, Canada analizzato alcune ricadute scie chimiche. analisi di Tommaso ha dimostrato che le scie chimiche sono : 1. Bacilli e Stampi 2. Pseudomonas aeruginosa 3. Pseudomonas Florescens 4. Bacilli amyloliquefaciens5. Streptomyces 6. Enterobacteriaceae 7. Serratia Marcscens (vedi sotto) 8. Umani bianchi Globuli 9. Un enzima limitatore utilizzati nei laboratori di ricerca per tagliare e combinare il DNA 10. Enterobacter cloacae 11. Altri bacilli e altre muffe tossiche capaci di produrre malattie cardiache e meningite, così come distress respiratorio e gastrointestinale superiore acuta. 12. JP-8 Jet Fuel = dibromoetilene # 2. Pseudomonas aeruginosa. Un infezione del tratto respiratorio dal batterio ubiquitario. I malati di cancro e masterizzare anche comunemente soffrono attacco da questo organismo. A differenza di altri batteri che si trovano nell'ambiente, P. aeruginosa ha una notevole capacità di causare la malattia.Pseudomonas ha la capacità di adattarsi e prosperare in molte nicchie ecologiche, compreso l'uomo. Una volta che le infezioni sono stabiliti, P. aeruginosa produce una serie di proteine ​​tossiche che causano non solo esteso danno tissutale, ma anche di interferire con i meccanismi di difesa del sistema immunitario umano. Queste proteine ​​vanno da potenti tossine che entrano e uccidono le cellule ospiti o vicino alla dimensione di colonizzazione di enzimi degradativi che interrompono definitivamente le membrane delle cellule e dei tessuti connettivi in vari organi. P. aeruginosa colonizza con successo il tratto respiratorio. Una ragione è che produce una capsula altamente protettivo fatto del polisaccaride alginato mucoide. Questo permette ai batteri di resistere immersione da parte delle cellule del sistema immunitario e meglio aderire al rivestimento dei polmoni. È probabile che gli antibiotici non possono sradicare efficace Pseudomonas dai polmoni a causa di questa capsula protettiva.Inoltre, alcuni ceppi di Pseudomonas possono inattivare i farmaci che li minacciano utilizzando enzimi per modificare il farmaco. # 7. Serratia marcescens è un importante agente patogeno batterico umana opportunistico. Questo microrganismo ha dimostrato di essere la causa di molte malattie mortali come la polmonite, la meningite ed endocardite. Si tratta di una delle principali cause di infezioni nosocomiali. La gravità di una infezione da S. marcescens è aggravato dal fatto che è molto resistente agli antibiotici più comunemente utilizzati, rendendo così difficile il trattamento. In questo studio saranno esaminati uno dei fattori che contribuiscono alla resistenza agli antibiotici di S. marcescens. Al fine di un antibiotico per uccidere o inibire la crescita di batteri deve penetrare la superficie esterna o la membrana e entrare nella cellula batterica, che è molto difficile. Spero che questo aiuta a capire meglio ciò che stiamo combattendo contro.


 Micoplasma: l'agente patogeno delle affezioni neurosistemiche (articolo del Dottor Donald W. Scott-prima parte)

Brucella Abortus bacteriaCon le scie chimiche, come dimostrato da insigni ricercatori (giornalisti indipendenti, biologi, medici...) sono diffusi anche agenti patogeni: oltre a virus e viron (virus modificati geneticamente), con le irrorazioni è sparso il micoplasma, un comune agente patogeno trasformato in arma. Il testo che propongo, pur non recente (risale al 2001), tratto dalla rivista Nexus, edizione italiana, mantiene intatta la sua tragica attualità, visto che l'operazione "scie velenose" ha conosciuto un'escalation in quasi tutti i paesi del mondo. Ringrazio il gentilissimo Dottor G.G., per avermi fornito tanto prezioso materiale.

Esistono 200 specie di Micoplasmi che, per la maggior parte, sono innocui: solo quattro o cinque sono patogeni.(1) Il Mycoplasma fermentans (ceppo incognitus) probabilmente deriva dal nucleo delbatterio Brucella. Questo agente patogeno non è un batterio e nemmeno un virus, bensì una forma mutata del batterio Brucella combinato con un virus da cui viene estratto il micoplasma. Le ricerche, eseguite dal 1942 ad oggi, hanno avuto come esito la creazione di forme maggiormente infettive e mortali. I ricercatori hanno estratto questo micoplasma dal batterio Brucella e, trasformatolo in arma, l'hanno sperimentato su un'ignara popolazione del Nord America.

Il Dottor Maurice Hilleman, virologo dirigente della ditta farmaceutica Merck Sharp & Dohme, ha affermato che attualmente tutte le popolazioni del Nord America e, potenzialmente, anche quelle del resto del pianeta, sono portatrici di questo agente patogeno. Dagli anni '70 del secolo scorso, con la diffusione di malattie prima sconosciute come la sindrome da affaticamento cronico e l'AIDS, si è chiaramente verificato un aumento nell'incidenza di tutte le affezioni sistemiche neurodegenerative.

Secondo il Dottor Shyh Ching Lo, ricercatore anziano presso l'Istituto di Patologia delle Forze armate, questo agente patogeno causa molte malattie tra cui AIDS, sindrome da affaticamento cronico, colite di Crohn, diabete di Tipo I, sclerosi multipla, morbo di Parkinson, morbo di Wegener, Alzheimer e malattie collagene-vascolari, quali l'artrite reumatoide.

Il dottor Charles Engel, in forza agli Istituti nazionali della Sanità (NIH) di Bethesda, nel Maryland, durante un incontro dei NIH, tenutosi il 7 febbraio del 2000, ha asserito: "E' mia opinione che la probabile causa della sindrome da affaticamento cronico e della fibromialgia sia il micoplasma".

Sono in possesso di tutti i documenti ufficiali che dimostrano che il micoplasma è l'agente patogeno della sindrome da affaticamento cronico, dell'AIDS, della sclerosi multipla e di molte altre malattie; di questi, l'80 per cento è costituito da documenti governativi ufficiali canadesi e statunitensi, mentre il restante 20 per cento è formato da articoli di riviste quali il Journal of the american medical association, il New England journal of medicine ed il Canadian medical association journal. Gli articoli delle pubblicazioni scientifiche ed i documenti ufficiali si completano a vicenda. 



(1) I micoplasmi formano un genere di batteri di piccoli dimensioni; sono privi di parete cellulare, caratteristica che li rende resistenti alla penicillina ed ad altri antibiotici con meccanismo d'azione analogo. Tra le specie patogene per l'uomo, bisogna ricordare M. pneumoniae che è causa di una forma di polmonite relativamente diffusa. Vedi Enciclopedia delle scienze, Milano, 2006, s.v. inerente.

 Qualcosa vi sta facendo ammalare! (articolo di June Stephansen, tradotto da Sonia ed adattato da Zret)

Anche per questo breve, ma importante articolo, ringrazio il gentilissimo Dottor Gianni Ginatta. Spero che tale testo abbia la più vasta diffusione. Si precisa che i suggerimenti di questa ricerca non sostituiscono in alcun modo e per nessun motivo i rimedi, le terapie e le indicazioni del proprio medico.
Qualcosa vi sta facendo ammalare: i dottori non comprendono che cosa avete. Qualcuno ha attacchi di emicrania, fitte al nervo trigemino, dolori alle giunture, crisi depressive. Questi, per lo più, sono i sintomi della fibromialgia e della sindrome da affaticamento cronico.

La maggior parte di questi sintomi è dovuta ai micoplasmi rilasciati nell'aria con appositi aerei. Questi micoplasmi sono attivati nell'organismo umano da additivi, da dolcificanti artificiali, da conservanti contenuti nel cibo inscatolato e surgelato. Evitate perciò dolciumi, patatine, merendine confezionate e privilegiate, se possibile, alimenti naturali, biologici.

La principale causa della fibromialgia è da ricercare nella criminale irrorazione chimica decisa e voluta da quasi tutti i governi del mondo: di solito questa patologia insorge quando vengono somministrate la vitamina B2 B12 che "svegliano" il patogeno latente. La maggioranza delle persone, infatti, ha nel suo organismo da due ad otto micoplasmi quiescenti che rimangono appunto inattivi, se non sono "destati" dall'assunzione di elementi di sintesi. Negli animali le patologie correlate ai micoplasmi insorgono di solito quando viene inoculato un vaccino.

Purtroppo anche alcuni tipi di tumore sono provocati dai micoplasmi diffusi con le chemtrails. Anche la terapia ormonale sostitutiva basata sulla somministrazione di estrogeno sintetico alle donne, nel periodo del climaterio, come pure l'estrogeno della pillola anticoncezionale possono essere responsabili di neoplasie al seno, del cancro uterino e del tumore delle ovaie. L'ormone sintetico è l'elemento scatenante per il patogeno.

Occorre quindi migliorare la dieta ed evitare di assumere farmaci più dannosi alla salute che inutili. Infine è fondamentale evitare l'esposizione alle sostanze chimiche e biologiche rilasciate nell'atmosfera durante le operazioni di aerosol.


fonte: terrarealtime.blogspot.it

24/09/15

Aleppo


LA CITTA' VECCHIA VISTA DALLA CITTADELLA


LA PORTA DI ACCESSO ALLA CITTADELLA


VISTA DELLA GRANDE MOSCHEA OMAYYADE


UN VICOLO NEL QUARTIERE CRISTIANO

Arabo حلب, Ḥalab, detta anche "la bigia" (al-Shahbāʾ), è una città della Siria settentrionale, ed è soprannominata La capitale del Nord.

Secondo il censimento ufficiale della popolazione del 1994 (anche secondo la stima del 2007), Aleppo è la città più popolosa della Siria, con 1.900.000 abitanti, e supera la capitale del paese, Damasco, abitata da 1.669.000 persone.

La popolazione è variegata e include arabi, armeni, curdi, circassi e turchi. Inoltre Aleppo, con 300.000 cristiani di dieci diverse confessioni, è la terza maggiore città cristiana del mondo arabo, dopo Beirut e Il Cairo.

È una delle più antiche città del mondo abitata ininterrottamente dall'antichità[3]. Occupa una posizione strategica a metà strada tra il mare e l'Eufrate; inizialmente era costruita su un piccolo gruppo di colline, in una vallata ampia e fertile, su entrambe le rive del fiume Oweq. La sua provincia si estende attorno alla città per oltre 16.000 km² e conta circa 3,7 milioni di abitanti.

È patrimonio dell'umanità dell'UNESCO dal 1986.

Nell'anno 2006 Aleppo è stata la prima città a fregiarsi del titolo di "Capitale culturale del mondo islamico".

A dispetto di tutti i dati ufficiali appena citati, Aleppo è una città in guerra, dove ogni giorno l'esercito ei ribelli combattono gli uni contro gli altri. La città è attualmente un campo di battaglia e quasi tutti i civili l'hanno abbandonata per trovare rifugio in altre nazioni come profughi di guerra.

Nome

Il nome accadico della città era Halap o Halab. Nelle fonti egiziane era chiamata hlp, in quelle ugaritiche e aramaiche hlb. In epoca seleucide il nome era Beroea (resta Berya nella Tavola Peutingeriana).

L'origine del toponimo è oscura. Vi sono diverse ipotesi al riguardo: nella lingua amorrita Halab significa metallo di ferro o rame di cui il luogo era importante fornitore nell'antichità; in lingua aramaica significa bianco come il colore del marmo abbondante nell'area. In arabo Ḥalab Ibrāhīm significa il latte di Abramo poiché, come racconta il viaggiatore Ibn Baṭṭūṭa, il profeta, soggiornando nel luogo e avendo un gregge numeroso, era solito distribuirne ai poveri. L'opinione corrente, riportata su tutte le guide, è che "la grigia" si riferisca al colore delle pietre calcaree (pietra bianca) con cui sono costruiti la cittadella e gli edifici.

Storia

Gli aleppini rivendicano orgogliosamente una storia ininterrotta di 5000 anni. I primi documenti che la citano appartengono agli archivi degli Ittiti, di Mari e di Ebla del II millennio a.C., dove appare come capitale del regno amorrita di Yamkhad. La città viene conquistata dal re ittita Muršili I, nel 1600 a.C., lasciando un vuoto politico nel nord della Siria sino all'inizio del XV secolo a.C., quando viene annessa al regno hurrita di Mitanni. Il re ittita Shuppiluliuma nel 1473 a.C. riconquista la città, che diventa sede religiosa dell'impero ittita.
Nel 1274 a.C. il re di Aleppo Telepinu partecipa con le forze hittite alla famosa battaglia di Kadesh svoltasi sulle rive dell'Oronte, non distante dalla città. La battaglia segnò la fine dell'espansione verso nord degli Egiziani.

Dopo la caduta dell'Impero hittita con l'invasione dei Popoli del mare (1190 a.C.), Aleppo forma uno dei piccoli stati neo-hittiti, mentre l'elemento arameo aveva il sopravvento tra la popolazione, come in tutta la Siria del nord; infatti più tardi Aleppo diventa capitale di un regno aramaico.

Tiglatpileser I, nell'XI secolo a.C., invade l'impero ittita e fonda l'impero assiro, nel quale viene definitivamente inclusa con la vittoria di Salmanassar III nella battaglia di Qarqar (853 a.C.), la città di Aleppo, che da quel momento conserva come unico motivo di prestigio il celebre ed antico santuario del dio della tempesta, Hadad.

I caldei o neo-babilonesi si sostituiscono brevemente agli assiri nel 612 a.C., e a loro volta sono sconfitti da Ciro II di Persia (539 a.C.), fondatore dell'Impero achemenide. Viene istituito il sistema amministrativo delle satrapie.

Nel 333 a.C. Aleppo viene conquistata da Alessandro Magno, e viene chiamata 'Beroea' dal suo successore Seleuco I Nicatore, che la fortifica a scopo militare, ed è annessa alla satrapia di Babilonia. Fece parte dell'Impero seleucide fino all'arrivo dei romani; ma, tra il secondo ed il primo secolo a.C., soffrì per le lotte dinastiche all'interno della famiglia regnante e la città fu conquistata anche dal re d'Armenia Tigrane.

Nel 64 a.C. Pompeo annette la Siria alla Repubblica Romana; la città diviene quindi parte dell'Impero romano prima, e di quello Bizantino poi
Nel 540, la città venne distrutta dal re sasanide Cosroe I e fu riedificata e fortificata dall'imperatore Giustiniano.

Con l'avanzata della potenza araba nel VI secolo, gli aleppini aprono le porte della città a Khalid ibn al-Walid nel 637. Sotto gli Omayyadi la città prospera, per poi declinare quando gli Abbasidi spostano la capitale del califfato a Baghdad e distruggono tutte le opere degli Omayyadi (resta solo l'impianto della grande Moschea). La dinastia degli Hamdanidi, iniziata con ʿAli Sayf al-Dawla, che rese Aleppo indipendente dal califfo, regna dal 944 al 1003 e, proprio con Ali Sayf, ancora oggi ricordato ad Aleppo, difende la città contro gli attacchi dell'imperatore bizantino Niceforo Foca che, nel 962, riesce a saccheggiare la città ma non a conquistarne la Cittadella.

In seguito la città cadde sotto il controllo dei Fatimidi sciiti nel 1015, di alcune tribù beduine nel 1024, della famiglia dei Banu ʿAqīl nel 1080, dei turchi Selgiuchidi sunniti nel 1086 e della dinastia urtuchide nel 1117.

Durante le crociate la città viene assediata, senza esito, dai cristiani nel 1098 mentre, nel 1124, arriva in aiuto della città l'atabeg selgiuchide di Mossul, ʿImād al-Dīn Zangī. Con Nur al-Din Zangi (1128 – 70), figlio di Zangi e atabeg di Mossul, Aleppo diventa il fulcro della reazione islamica contro i crociati e, alla morte di questi, passa al curdo Saladino, fondatore della dinastia degli Ayyubidi, che riunisce sotto un'unica guida diverse fazioni islamiche e pone fine alla terza crociata. Il figlio del Saladino, al-Zahir Ghazi, fece scavare il fossato e ricoprì di pietre la scarpata della Cittadella.

Nel 1138 la città subisce molti danni a causa di un terremoto catastrofico che causa circa 250.000 vittime.

La città viene conquistata e devastata durante le incursioni mongole in Palestina del 1260. I Mamelucchi nel 1292 ricostruiscono la Cittadella che nuovamente viene distrutta nel 1400 con l'invasione di Tamerlano.

Nel 1516 Aleppo passa sotto gli Ottomani con Selim I, che sconfigge i Mamelucchi di Siria ed Egitto. Vi si stabilisce la residenza di un Wali (governatore), e nei quattro secoli che seguono la città resta uno degli scali commerciali più importanti al mondo, confluendovi le vie carovaniere dell'Asia e dell'Arabia con i collegamenti al Mar Mediterraneo nei porti di Tripoli e Alessandretta. È tappa obbligatoria nei pellegrinaggi islamici alla Mecca.
Nel 1822, un terribile terremoto uccide il 60% della popolazione della città, che in poche decadi si risolleva e alla fine di quel secolo raggiunge nuovamente i centomila abitanti.

In seguito alla caduta dell'impero ottomano nel 1920 viene imposto il protettorato francese nel territorio attualmente compreso negli stati di Siria, Libano e Israele, oltre alla zona di Alessandretta, che viene ceduta arbitrariamente dai francesi al nuovo Stato Turco, privando così Aleppo del suo porto storico.

Nel 1946 la Siria si autoproclama repubblica indipendente.
Le misure di nazionalizzazione del 1958 (costituzione della Repubblica Araba Unita), inasprite nel 1963, determinano la partenza di numerosi industriali e commercianti con un conseguente rallentamento della crescita economica, mentre numerosi finanziamenti pubblici attivano l'industrializzazione della capitale, Damasco.
Aleppo comunque resta la seconda città della Siria e può vantare negli ultimi anni un considerevole sviluppo in campo industriale, commerciale ed agricolo.

Geografia

Si trova in una conca fra le montagne e il suo clima non è sempre particolarmente favorevole.

Attrattive

Aleppo presenta moltissimi siti archeologici e di interesse storico e artistico, una guida ai monumenti storici riporta:

9 porte di accesso nella cerchia di mura

41 moschee

19 madrase

« Ho viaggiato molto, e lontano
accompagnato da amici, a volte.
Ho visto cose strane
ed ho affrontato atrocità.
Sono sceso solo sotto terra
cercando la compagnia di Dio »

(epitaffio sulla tomba del Viaggiatore
Ali ibn Bakr al-Harawi ad Aleppo)

9 chiese delle diverse confessioni presenti

una sinagoga

12 case tradizionali, alcune riattate a museo

14 mausolei

13 zawiye, tekkè o luoghi dedicati ai riti sufi

8 Hammam

2 bimaristan (ospedali medioevali)

2 fabbriche di sapone tradizionale (vedi sapone di Aleppo)

3 fontane pubbliche

16 Khan o caravanserragli

Vi hanno lasciato il segno molte civiltà: Ittiti, Assiri, Egizi, Greci, Romani, Bizantini, Israeliti, Arabi, Turchi, Persiani, Mongoli.

Nonostante gli sventramenti operati negli anni cinquanta, i sūq di Aleppo sono ancora i più estesi e tra i più vitali del Vicino Oriente con circa 12 km complessivi.

La Cittadella (al-Qalʿa)

La cittadella di Aleppo è il monumento più conosciuto della città, situato su una collina alta una cinquantina di metri, dotata di una pianta ellittica con 300-400 metri di diametro, è circondata da un fossato profondo 22 metri e largo 30. Il nucleo principale della cittadella attuale è una fortezza arabo-islamica medievale costruita ad uso militare ma in grado di ospitare oltre 10.000 persone durante gli assedi.

In realtà la collina stessa è in gran parte artificiale, formata dai diversi strati degli edifici che si sono costruiti uno sulle rovine dell'altro. I più antichi reperti trovati all'interno della cittadella sono due leoni di basalto che ornavano il tempio ittita di Hadad, del X secolo a.C. ma si ritiene che la collina si sia formata già ai primi insediamenti nella città (3000 a.C.) e che fosse fortificata, dagli Amorrei del regno di Yamkad, nel II millennio a.C.

Di fatto inespugnabile, la fortezza si arrese solo a Hulagu Khan, nipote di Gengis Khan, che la saccheggiò e massacrò la guarnigione. Poi Tamerlano la conquistò con l'inganno.

Durante il dominio macedone (le terre conquistate da Alessandro Magno) fu costruita l'acropoli, ai tempi di Giustiniano fu scavata una grande cisterna sotterranea, detta "prigione di sangue", perché gli arabi la usarono come segreta, nel 945, la residenza del governatore fu trasformata in un palazzo dalla dinastia degli Hamdanidi, nel 1167, Norandino fece costruire la moschea Makam Ibrahim al-Asfal, nel luogo dove la leggenda narra che Abramo mungesse la sua vacca, nel 1214, al-Zahir Ghazi fece costruire la Grande moschea e poi, nel 1230, un complesso di edifici di 40 stanze (Palazzo Ayyubide), ora in rovina e infine, dopo l'ultima devastazione dei Mongoli, del 1401, Jakam fece costruire la sala del trono, lunga 27 metri e larga 24 metri, poi abbellita dai suoi successori..

I governatori ottomani vi stabilirono la loro residenza facendo costruire un hammam e all'interno costruirono una caserma, poi utilizzata anche dall'esercito francese.

La Moschea Omayyade, la grande moschea

La moschea degli Omayyadi di Aleppo si chiama anche "moschea di Zaccaria" (Jāmiʿ Zakariyāʾ), perché si crede ospiti la tomba del padre di San Giovanni Battista (per l'Islam anch'egli profeta, col nome di Yaḥyā). Fu costruita nell'area cimiteriale della cattedrale bizantina dal califfo al-Walīd I ibn ʿAbd al-Malik (705-715) e dal fratello e successore Sulaymān ibn ʿAbd al-Malik (715-717). La moschea era tappezzata di ricchi mosaici asportati dalla cattedrale di Cyrrhus, che gli Abbasidi poi trasferirono alla moschea di Anbar in Egitto. Bruciata, nel 962, da Niceforo Foca, fu ricostruita, nel 965, da Sayf al-Dawla. Distrutta ancora dal fuoco, nel 1169, fu ricostruita da Nur al-Din Zangi, che fece edificare un minbar in ebano, con intarsi in avorio, che Saladino fece trasportare nella moschea al-Aqsa di Gerusalemme, dopo la vittoria di Hattin. Il minbar fu allora sostituito con uno simile. All'interno della sala delle preghiere un reliquiario contiene la testa di Zaccaria, padre di san Giovanni Battista; un paravento in legno separa gli uomini dalle donne durante la visita alla reliquia. Il minareto di epoca selgiuchide (1090), alto 45 metri e a pianta quadrata, è andato distrutto durante la guerra civile siriana il 24 aprile 2013.

La madrasa al-Halawiyya

In origine cattedrale bizantina (conserva ancora le colonne con capitelli bizantini del V secolo) che la tradizione vuole fondata da Sant'Elena, madre dell'imperatore Costantino il Grande; confiscata, nel 1124, per le atrocità commesse dai Crociati. Il nome della madrasa deriva da hulw (dolce), perché al tempo di Nur al-Din Zangi venivano distribuiti dolciumi alla popolazione. La madrasa, restaurata, è usata ancora oggi come scuola coranica.

Hammam al-Nahaseen

Uno dei più antichi bagni pubblici di Aleppo, risale al XIII secolo. Restaurato nel 1985, è ancora attivo ed è uno dei più lussuosi hammam di Aleppo e uno dei migliori della Siria.

Khan al-Nahassin

O caravanserraglio dei Fabbri del XVI secolo, dove nel 1539 fu aperto il funduq (fondaco o emporio) della Repubblica di Venezia, che ne fece il proprio consolato. Divenuto la residenza della famiglia Poche, per breve tempo fu anche consolato del Belgio. Simbolo della presenza consolare e mercantile europea in città, oggi accoglie il consolato di Francia.

Jdeydé

Era l'insediamento cristiano "fuori le mura" vicino alla Bāb al-Faraj (Porta della Gioia), risalente al XV secolo, dopo la devastazione operata da Tamerlano, ed ora a pieno titolo i quartieri di al-Jadīda e al-Tadrība sono inseriti nei giri storico-turistici della città. Nei due quartieri si trovano alcune case tradizionali arabe dei secoli XVII-XVIII, come il Palazzo Ghazaleh, con all'esterno alte mura di protezione; nel passato, di notte, i tre cancelli d'ingresso venivano chiusi e presidiati da guardie. Detto anche quartiere cristiano o quartiere armeno, vi si trovano quasi tutte le chiese della città:

le armene come la chiesa Gregoriana Armena dei 40 martiri, del XIX secolo, che ha una splendida collezione di icone, che era sorta su una precedente del XIV secolo, a sua volta sorta su una del VI secolo; la chiesa Ortodossa Armena della Vergine Maria, del XV secolo, con un monumento, nel cortile, che ricorda il massacro degli Armeni operato dai Turchi Ottomani, nel 1915. Oggi è un museo d'arte religiosa; e la chiesa Cattolica Armena, ricavata dall'abitazione della famiglia Qara Ali, nel 1830;
la maronita, come la chiesa Maronita di Sant'Elia con un altare di marmo su colonne e una preziosa raccolta di manoscritti;
la melchita, come la chiesa Greca Cattolica, del 1843, decorata all'interno in stile mamelucco, con pietre bianche, nere e gialle;
la greco-ortodossa, come la chiesa dedicata alla Vergine Maria, con una splendida collezione di icone di scuola aleppina, restaurata, nel XIX secolo;
la Chiesa cattolica sira, come la chiesa Siriana cattolica, già esistente, nel XVI secolo e ricostruita, nel 1825, oggi ospita un seminario;
ed altre,

Hammam Yalbugha al-Nasiri

È l'hammam più frequentato dai turisti, vicino alla Cittadella. Risale al XV secolo. Fu fatto costruire dall'emiro Yalbugha al-Nasiri, da cui prende il nome, nel 1491, sulle rovine di un precedente bagno pubblico distrutto da Tamerlano durante il saccheggio della città. Ha funzionato come bagno pubblico sino all'inizio del XX secolo, quando divenne la sede di un laboratorio per la lavorazione del feltro. Infine, nel 1983 è stato restaurato, usando materiali e sistemi originali che lo hanno restituito alla sua funzione originale, senza alterarne la struttura. L'edificio rispecchia la tradizione architettonica dei mamelucchi con, all'esterno, decorazioni di pietra gialla e nera, mentre all'interno sia i pavimenti sia le pareti sono rivestiti di marmo.

Sinagoga al-Bandara

Risalente al XII secolo, la Sinagoga è in pessimo stato di conservazione, pur mantenendo alcune parti originali, risalenti agli anni della costruzione. Secondo una tradizione, qui si sarebbero conservati i più antichi manoscritti dell'Antico Testamento.

Khan al-Gumruk

Il caravanserraglio della dogana fu edificato nel XVI secolo fu completato nel 1574, ed è il più grande dei caravanserragli aleppini; è chiamato anche Khan al-Kabir (il grande caravanserraglio), in quanto in origine era conosciuto con tale nome. Vi sono oltre trecento negozi su una superficie di circa 7.000 metri quadrati, ed inoltre un quartiere con 23 laboratori e una piccola moschea al centro. Fu a lungo sede delle rappresentanze diplomatiche (consolati) e commerciali di Francia, Inghilterra e Paesi Bassi, tra cui la compagnia inglese delle Indie orientali.

Bimaristan Arghun

I bimaristan erano ospizi dedicati alla cura dei malati, ivi compresi i malati di mente. Il nome deriva dal persiano e significa appunto "luogo dei malati". La costruzione del bimaristan Arghun è stata avviata nel 1354 dall'emiro Arghūn al-Kāmilī, da cui il nome. L'edificio è dotato di quattro corti attorno alle quali si distribuiscono le celle dei malati: la corte principale, la più grande, oltre ad una vasca centrale, dispone di due iwan, posti uno di fronte all'altro. Il settore psichiatrico del bimaristan è particolarmente notevole se pensiamo che, mentre in Europa fino al XVIII secolo i malati di mente venivano tenuti in catene, la medicina islamica, già nel XIV secolo, realizzava per questi malati ambienti funzionali, puliti e individuali. Oltre alla bellezza dell'ambiente, il colore ed il profumo dei fiori e la musica, è da notare il fatto che un complesso sistema di fontane portava l'acqua in tutte le corti, in modo tale che il continuo zampillare e fluire causasse un rumore piacevole e rilassante. Infine il cortile più piccolo a forma ottagonale era dedicato ai malati mentali più pericolosi; intorno alla fontana centrale si aprivano dodici celle munite di inferriate, dove venivano rinchiusi gli sventurati. Oggi questo vecchio manicomio, a volte, viene usato come scenario per lo spettacolo della danza a ruota dei Dervisci.

Bab Antakia, la porta di Antiochia

La massiccia porta è rafforzata da due grandi bastioni esagonali eretti dal nipote del Saladino, il figlio di al-Zahir Ghazi, al-Nasr Yūsuf II, della dinastia degli Ayyubidi. Da qui partiva la strada per Antiochia, e da questa porta i musulmani entrarono pacificamente ad Aleppo nel 637. L'iscrizione più antica che è riportata nelle pietre della struttura risale al 1016-1018.

Moschea e madrasa al-Firdaws (del Paradiso)

Situata fuori dalle mura in un quartiere di recente insediamento, non è segnalata opportunamente. Costruita nel 1235 per volontà di Daifa Khatun, vedova di al-Zahir Ghazi e reggente ayyubide dell'emirato di Aleppo, è la più grande scuola coranica della città. Il mihrab, decorato da arabeschi ad intarsio di marmi policromi che disegnano finissimi intrecci e compongono versi coranici, è considerato uno dei più begli esempi di arte musulmana, secondo solo a quello della moschea di Cordova, in Spagna. Il cronista Ibn al-Adim considerava questa moschea come una delle meraviglie del mondo, al pari di quella di Cordova.

Hotel Baron

Il Baron, che in armeno vuol dire Signore, fu fondato e inaugurato, nel novembre 1911, da Krikor Mazloumian. La quarta generazione della famiglia armena Mazloumian gestisce ancora l'albergo, che è diventato leggendario nel mondo a causa delle disparate vicende che vi si sono svolte. Ha ospitato viaggiatori e turisti europei e americani che qui si recavano per alloggio o semplicemente per godere dell'unico american bar di tutto il Vicino Oriente. Lawrence d'Arabia, nella stanza 202, vi trascorse molti mesi preparando la sua tesi sui castelli crociati in Terra Santa; Agatha Christie, nella 203, vi scrisse "Assassinio sull'Orient Express", mentre il marito, l'archeologo Max Mallowan, scavava a Tell Brak, nel bacino del Khabur; vi hanno soggiornato anche l'aviatore Charles Lindbergh, il presidente statunitense Theodore Roosevelt, il fondatore della Turchia moderna Kemal Ataturk, il presidente (ra'īs) egiziano Nasser, il magnate Nelson Rockfeller e anche Pier Paolo Pasolini, quando girava alcune scene del film "Medea" nella cittadella di Aleppo.
Inoltre l'hotel Baron fu il centro dove si organizzò un aiuto clandestino alla popolazione armena durante le deportazioni degli anni 1915-1916 (vedi genocidio armeno). Pur restando una delle attrazioni della città, l'Hotel subisce un lento e progressivo degrado.

Bayt Jumblatt

Esempio notevole di residenza privata, costruita nel XVII secolo, era la residenza del governatore, divenuta in seguito scuola pubblica. Nella corte centrale si affacciano due iwan, uno in stile mamelucco (XVII secolo) decorato di ceramiche policrome e, di fronte, il più recente in stile ottomano sobrio ed elegante in pietra scura con motivi a due colori alterni. Attualmente in restauro, è destinata ad ospitare uffici di rappresentanza.

Cultura e religione

Aleppo ospita una delle popolazioni più variegate del Vicino Oriente, che include arabi, curdi, armeni, circassi e turchi. La maggioranza della popolazione è di fede musulmana sunnita, mentre oltre 300.000 cristiani appartenenti ad una decina di confessioni fanno di Aleppo la terza maggiore città cristiana del mondo arabo dopo Il Cairo e Beirut. Nella seconda metà del XX secolo la comunità ebraica di Aleppo si è drasticamente ridimensionata a causa di diverse ondate migratorie causate da fattori politici (il conflitto arabo-israeliano) ed economici, mentre diverse migliaia di drusi, alawiti e ismailiti delle province circostanti si sono stabiliti in città.

Musei

Museo Nazionale di Aleppo, dove si trovano le seguenti sale:

al piano terra, sala dei reperti della zona di Jazīra, sala di Mari, sala di Hama, sala di Ugarit, sala di Tell Halaf, sala di Arsian Tash, sala di Tell Ahmar ed infine una sala con reperti provenienti da siti diversi

al piano superiore vi sono reperti del periodo preclassico e interessanti testimonianze del periodo romano e bizantino;

Museo delle Tradizioni, con arredi che ricreano l'atmosfera di una sontuosa residenza dell'Aleppo del XIX secolo;

Museo della Cittadella

Cucina

Aleppo è famosa nel mondo arabo per la varietà e la raffinatezza della sua cucina, pari a quella libanese.

Piatto tipico di Aleppo è il Kebab alle ciliegie, per la cui preparazione si utilizza una varietà di ciliegie specifica e tipica della zona.

Altra deliziosa preparazione è la confettura di rose, di lunga tradizione condivisa con la città di Damasco, ma non è possibile provvedersene nei suq locali in quanto viene preparata solo per uso familiare e non è prodotta in quantità sufficienti per il commercio.

Trasporti

La città è servita dall'Aeroporto internazionale di Aleppo, che è base secondaria della Syrianair, la principale compagnia aerea siriana.

La situazione dell’antica città di Aleppo nel novembre 2013

La città è stata sede di feroci combattimenti, nel corso della guerra civile combattuta in Siria, che hanno prodotto seri danni, tra cui, il grande Suq medievale che è stato dato alle fiamme e la Moschea Omayyade, o Grande moschea, ridotta a campo di battaglia.

fonte: Wikipdia