31/12/16

anfiteatro di anatomia



è il luogo adibito alle dimostrazioni anatomiche pubbliche effettuate tramite dissezione di cadaveri. In passato era costituito da un tavolo centrale, sul quale avveniva la dissezione, circondato da gradini disposti in modo circolare, ellittico o ottagonale e provvisti di parapetto dai quali gli studenti potevano osservare il procedere della dimostrazione del docente.

Storia

La storia del teatro anatomico, come luogo dedicato alle dissezioni dei cadaveri effettuate davanti a un pubblico specialistico e non, inizia nell'Era moderna e prosegue fino all'inizio dell'epoca contemporanea.

Apparsi in Europa del sud nel XVI secolo, circa duecento anni dopo la rinascita della pratica dell'autopsia umana a fini scientifici (pratica scomparsa dall'antichità greca), i teatri anatomici rimasero delle strutture smontabili fino a quando furono erette le prime installazioni permanenti a Salamanca intorno al 1550, in altre città spagnole negli anni che seguirono, poi soprattutto a Padova nel 1584.

Nella maggior parte dei casi essi erano concepiti sotto forma di anfiteatri in legno al centro dei quali il cadavere da studiare era posto su un tavolo da dissezione; l'anatomista conduceva la lezione stando in prossimità, eventualmente seduto ad una cattedra. Di conseguenza, più che parlare di teatro anatomico o di theatrum anatomicum, si impiegava spesso il termine di anfiteatro di anatomia o anatomico per designare l'imponente insieme, che servendosi di gradini concentrici, manifestava con la sua architettura il trionfo dello sguardo come nuovo mezzo privilegiato per accedere alla conoscenza dell'anatomia, in aggiunta allo studio dei trattati specialistici.

Questa disposizione consentiva agli anfiteatri anatomici di attirare, oltre ai medici e agli studenti in Medicina, ai quali queste strutture d'insegnamento universitario erano principalmente destinati, anche un pubblico non professionale: essi accoglievano numerosi curiosi di vari livelli sociali disposti ad ottenere un posto a pagamento. Le dissezioni pubbliche, rituali consacrati a celebrare l'abilità del Creatore, divennero dei veri divertimenti mondani, delle feste inserite nel calendario dei festeggiamenti della città. Dopo aver visto culminare la loro attrattiva nei secoli XVII e XVIII, essi persero rapidamente d'interesse all'inizio del XIX secolo a causa di vari fattori. Ciò portò alla scomparsa o alla riconversione delle strutture dedicate e alla chiusura di un capitolo in seguito poco conosciuto dell'architettura, della medicina e della scena.

La comparsa dei primi anfiteatri anatomici

La prima descrizione conosciuta di un teatro anatomico è dovuta all'italiano Alessandro Benedetti nel primo capitolo del suo trattato Historia corporis umani sive Anatomice, pubblicato nel 1502. Studente di Medicina a Padova, egli esercitò poi a Venezia, dove cominciò la redazione del suo trattato nel 1483 e dove probabilmente fece erigere un'installazione smontabile in legno: è quindi in Italia che apparvero i primi teatri anatomici, delle specie di chioschi che venivano disassemblati dopo l'utilizzo.

Il primo teatro anatomico stabile fu realizzato a Padova per le lezioni di medicina svolte presso la locale Università. L'anfiteatro fu costruito nel 1594 per volere dell'anatomista Girolamo Fabrici d'Acquapendente e ospitò le dissezioni anatomiche fino al 1872.

Tale primo esempio fu seguito pochi anni dopo, nel 1597, dalla realizzazione di una struttura analoga presso l'Università di Leida.

Successivamente, teatri anatomici furono realizzati presso Università e ospedali di tutta Europa. Tra i più antichi in Italia si possono ricordare quello dell'Università di Bologna, realizzato nel 1637 all'interno del Palazzo dell'Archiginnasio, quelli delle Università di Pavia e Ferrara, quello dell'Ospedale del Ceppo di Pistoia, realizzati nel XVIII secolo e quello dell'Università di Lucca, realizzato verso il 1820.

fonte: Wikipedia

vaccini: atto di costrizione

Lo so: pochi leggeranno queste righe e pochissimi ne terranno conto.
È noto anche in alto loco che mia moglie ed io, fastidiosi ficcanaso, analizziamo i vaccini (Costituzione, art. 9 e art. 33) dall’inizio degli Anni Duemila trovandoli costantemente inquinati da micro- e nanoparticelle scientificamente incompatibili con l’organismo umano. È altrettanto noto anche in alto loco che noi poniamo domande maleducate sugli additivi dei vaccini, sui tantissimi medici che della buona pratica medica s’infischiano saggiamente (ieri, ad esempio, due genitori mi riferivano che la loro figlia è stata vaccinata contro il morbillo dopo aver contratto la malattia), su come la legge sia giustamente calpestata, su come, per il nostro bene, vengano impartite informazioni palesemente false (vedi la deliziosa favola dell’epidemia di meningite e lo scherzetto simpatico sull’attività salvifica dei vaccini anche contro malattie verso le quali non hanno niente a che vedere), su come sia possibile mettere in circolazione vaccini senza sperimentazione (lo si fa per non privarci di un mezzo di salvezza), su come siano fatti i controlli (la ferraglia fa bene alla salute) e su come sia possibile travestire da esperti dei burloni. La nostra opinione su quei personaggi è certamente erronea e deve assolutamente esserne vietata la manifestazione anche se l’art. 21 della Costituzione ci darebbe diritto di farlo. Per fortuna, però, della Costituzione ci si fa giustamente beffe.
Negli ultimo tempi noi, evidentemente nemici della salute e della santità delle industrie farmaceutiche, siamo oggetto d’intimidazioni che, se andassero a segno, chiuderebbero ricerche fondamentali per la salute di un numero enorme di persone e, dunque, tutt’altro che benvenute. Quindi, il “consiglio” di chi si preoccupa per noi è quello d’indossare un bavaglio bello stretto e di smetterla di disturbare il salottino buono.
Dunque, lo ripeto per l’ennesima volta, non chiedetemi consigli sanitari di nessun genere e meno che mai a proposito dei vaccini. L’art. 32 della Costituzione è fortunatamente morto e sepolto e se n’è persa anche la memoria. Idem per l’art. 41 per quanto riguarda l’impresa delle industrie farmaceutiche (“Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.”) Voi fate quello che vi pare, e se, grazie al cielo, il tentativo di spaventarvi è riuscito e vi ha reso saggi, vaccinatevi con tutti i vaccini disponibili. E non dimenticate di vaccinare i vostri figli e i vostri nonni. E non vi passi per la testa di leggere i foglietti illustrativi che accompagnano obbligatoriamente le confezioni: è noto che i produttori di vaccini fanno di tutto perché la gente non usi la loro mercanzia e, così, scrivono cose tanto spaventose quanto false solo per scoraggiare la gente che tanto vorrebbe vaccinarsi.
La Medicina? La Biologia? La Legge? La Morale? Tutta roba che al massimo troverete tra i rifiuti indifferenziati. Il Progresso è altra cosa.
Comunque sia, se proprio non potete farne a meno, leggete i miei libri e i miei articoli prima che io stesso li distrugga, e non scrivetemi più. Io sono un pentito. Sappiate che tutto ciò che ho scritto e detto è frutto della mia fantasia malata, che ho commerciato con il demonio, che i vaccini sono pulitissimi (le immagini di microscopia elettronica sono volgari fotomontaggi), che i vaccini hanno salvato il mondo e che, se non vorremo schiattare tutti di malattie solo in apparenza scomparse da tempo immemorabile, dovremo costringere tutti, se è il caso ricorrendo a violenze ancora più efficaci di quelle cui si fa ricorso oggi, a vaccinarsi contro qualunque malattia, comprese quelle che non vediamo da decenni. L’immunità di gregge non è affatto una cretinata inventata per vendere vaccini e mai sorretta da uno straccio di ricerca. L’immunità di gregge è una verità rivelata e, anzi, in tutta modestia propongo di portare il limite del 95% al 105%, vaccinando il cofano dell’automobile e il sofà di casa senza dimenticare il pesce rosso e il canarino. Come diceva il principe De Curtis in arte Totò, finalmente oggi riconosciuto grande scienziato, “abbundantis abbundantis.”
A tutti voi un augurio di un 2017 felice e a me l’augurio che il rogo mi salvi l’anima.

fonte: www.stefanomontanari.net

28/12/16

ghetto di Venezia



era la zona di Venezia dove gli ebrei veneziani erano obbligati a risiedere durante il periodo della Repubblica Veneta. Dal suo nome deriva la parola ghetto.

Il Ghetto si trova nel sestiere di Cannaregio ed è sede della Comunità ebraica di Venezia.

Storia

Prima degli ebrei

La presenza ebraica a Venezia è attestata già prima dell'anno mille, anche se bisognerà aspettare il tardo Trecento per poter apprezzare un insediamento consistente e stabile. Sino all'istituzione del ghetto gli israeliti, pur sottoposti a varie restrizioni, potevano vivere in qualsiasi luogo della città.

L'area dove sorse più tardi il quartiere ebraico era denominata "Ghetto" almeno dagli inizi del XIV secolo, poiché vi si trovavano le fonderie pubbliche per la fabbricazione delle bombarde (dal verbo ghettare, cioè "affinare il metallo con la ghetta", ovvero con il diossido di piombo). Già allora questi spazi erano distinti in due parti, dette rispettivamente Ghetto Vecchio e Ghetto Nuovo.

Verso l'inizio del Quattrocento le fonderie smisero di funzionare e l'area del Ghetto Nuovo fu affidata ai fratelli Da Brolo, che intendevano edificarvi un complesso residenziale, comprendente venticinque case da affittare e una chiesa. Attorno al 1460 insorse un litigio tra le parrocchie di San Geremia e San Marcuola attorno alla pertinenza ecclesiastica del nuovo quartiere; alla fine il progetto fu abbandonato e l'area rimase disabitata per diversi decenni. A questo periodo risalgono i tre pozzi al centro del campo del Ghetto Nuovo, recanti lo stemma dei Da Brolo.

Nella stessa Venezia esisteva già qualcosa di simile a quello che sarebbe diventato il ghetto: dal XIII secolo esisteva infatti il fondaco dei tedeschi. Si trattava di un singolo edificio ( esistente ancor oggi, ai piedi del Ponte di Rialto, in cui i mercanti tedeschi (ovvero quelli provenienti dall'Europa centrale come ungheresi e boemi) venivano rinchiusi di notte. Anche gli Ottomani avevano un fondaco, dove poter vivere appartati, con luogo di culto e hammam.

L'istituzione del Ghetto

All'inizio del Cinquecento gli sconvolgimenti della guerra della Lega di Cambrai portarono numerosi ebrei a riversarsi dalla terraferma a Venezia, destando sospetti e preoccupazioni da parte dei residenti cristiani. Il 29 marzo 1516 il Senato mise mano alla questione, stabilendo che tutti gli israeliti dovessero obbligatoriamente risiedere nella località del Ghetto Nuovo. Nasce così un'istituzione, che verrà poi ampiamente applicata anche nel resto d'Europa. La legge stabiliva che "tutti li Zudei che de presente se attrovano abitar in diverse contrade de questa città, debbano abitar unidi".

Il Ghetto Nuovo si presenta tuttora come un'isola, i cui accessi avvengono solo tramite due ponti. In corrispondenza di questi esistevano dei robusti cancelli, che venivano chiusi e sorvegliati di notte, poiché agli abitanti era permesso uscire dal quartiere solo di giorno e con dei segni distintivi.

Tutto ciò non impedì la crescita demografica della comunità, favorita anche da consistenti ondate immigratorie da tutta l'Europa. Per ricavare un numero sufficiente di alloggi si dovette provvedere all'espansione in verticale degli edifici; tutt'oggi le costruzioni del Ghetto, caso unico a Venezia, si caratterizzano per la notevole altezza, sino ad otto piani. Ciononostante, le autorità veneziane si trovarono costrette, in due occasioni, ad ampliare il Ghetto Nuovo: nel 1541 venne aggiunto il Ghetto Vecchio, concesso ai cosiddetti ebrei Levantini, giunti dalla penisola Iberica e dall'impero Ottomano; nel 1633 venne aperto il Ghetto Novissimo, una piccola area a est del Ghetto Nuovo, composta da appena due calli. Anche queste aree dovettero essere provvedute di ingressi sorvegliati.

Nel corso del Cinquecento vennero edificate varie sinagoghe, una per ogni gruppo di omogenea provenienza. Così sorsero la Schola Grande Tedesca, la Schola Canton (rito ashkenazita), la Schola Levantina, la Schola Spagnola e la Schola Italiana. Gli edifici costituiscono tuttora un complesso architettonico di grande interesse.

Via via la comunità si consolidava economicamente ed era ricca di fermenti culturali. Tradizionalmente gli ebrei veneziani esercitavano l'usura, o quella che veniva definita tale, cioè di fatto un'attività creditizia che ai cristiani era impedita da motivi religiosi, in quanto si riteneva contrario alla morale lucrare interessi su somme date a pegno. Rimangono numerosissime testimonianze letterarie ed epistolari di questa attività, in quanto andare in ghetto a contrarre un prestito o a riscattare degli oggetti tenuti per garanzia faceva parte degli usi abituali.

I rapporti della comunità con la Repubblica furono instabili e periodicamente si svolgevano campagne di conversione al cattolicesimo. Chi aderiva cambiava anche nome, assumendo quello di chi lo aveva indotto ad abiurare, spesso un membro dell'aristocrazia.

Con la caduta della Repubblica e l'avvento di Napoleone furono eliminate le discriminazioni nei confronti degli ebrei, i quali furono equiparati in tutto agli altri cittadini. Le porte del ghetto furono eliminate, così come l'obbligo di residenza.

Al giorno d'oggi questo complesso è rimasto abbastanza integro, anche se gli ebrei veneziani sono ormai ridotti a poche centinaia. Due sinagoghe sono tuttora aperte al culto e quasi tutti gli altri edifici della comunità svolgono ancora funzioni istituzionali (museo, casa di riposo ecc.).

fonte: Wikipedia

Galleria d'immagini

le vere origini degli "ebrei" sionisti


Il mondo è dominato da una manciata di famiglie elitarie in linea con lo stesso programma atto a manipolare le ignare masse, tuttavia ci sono fazioni differenti che si battono per la supremazia all'interno dello stesso piano globale. I seguaci di entrambe o più parti sono pedine cui è stata inculcata una finta religione, mentre i loro leader rispondono agli stessi Dei. La dinastia dei Rothschild è una delle fazioni più influenti e costoro sono famosi per essere ebrei, ma non sono affatto ebrei, sono sumeri con l'aggiunta di altre discendenze. 


Il movimento creato dai Rothschild per avanzare pretese fasulle sulla terra che conosciamo come Israele o Palestina è noto con il nome Sionismo. Questo termine viene spesso usato come sinonimo di "popolo ebreo", quando in realtà si tratta di un movimento politico concepito, finanziato e promosso attraverso la casata dei Rothschild e osteggiato da molti ebrei. Attualmente il fronte sionista con maggiore visibilità è quello composto dai cosiddetti neoconservatori o neocons, che stavano dietro all'11/9 e le invasioni di Iraq, Afghanistan, Libia, Siria ecc. 

I sionisti sostengono che secondo l'Antico Testamento, Dio avrebbe designato gli ebrei come il suo popolo eletto e dato la loro terra promessa d'Israele, quindi quella terra appartiene a loro, senza discussioni. L'invasione e il sovvertimento di una intera nazione araba in Palestina è basata su testi della Bibbia, scritti da chissà chi e chissà quando, migliaia di anni dopo la schiavitù degli ebrei a Babilonia. La cosa è ancora più bizzarra quando ci si rende conto che la stragrande maggioranza degli ebrei non ha alcun collegamento storico o genetico con Israele e l'affermazione che questo collegamento esiste è un gigantesco inganno, sia ai danni del popolo ebreo che del mondo intero.

Alcuni coraggiosi scrittori ebrei, tra cui Arthur Koestler, grazie alle loro ricerche hanno confermato che la popolazione ebraica non ha alcun diritto storico sulla terra d'Israele. Costoro non sono gli ebrei biblici e certamente non sono "Semiti". Non discendono dall'Israele biblico ma dal popolo dei Chazari (Khazari, Cazari o meglio ad essere ironici Cazzari), che abitava in quella che divenne la Russia meridionale, fino alle montagne del Caucaso. Oggi le loro terre sono largamente occupate dalla Georgia. Ecco perchè il cosiddetto "naso semita" non è una caratteristica genetica di Israele, ma del Caucaso, quindi le rivendicazioni territoriali dei sionisti non hanno alcun fondamento. 

Secondo gli storici i Chazari discenderebbero dalla tribù dei Turkic, nota con il nome di Unni, che dall'Asia invase e saccheggiò l'Europa intorno al 450 d.C. Essi erano composti da un gruppo di tribù e stirpi frutto dell'incrocio di molti popoli, tra cui anche i Cinesi e i Sumeri. Gli Unni vengono in genere ricordati per il loro capo, Attila, che si impadronì del potere dopo aver ucciso il fratello Buda, da cui prese il nome la capitale ungherese Budapest.Come gli Unni, i Chazari parlavano la lingua Turkic e si ritiene che fossero lo stesso popolo.    

I Chazari controllavano un impero molto esteso ed erano per lo più commercianti e mediatori che riscuotevano le tasse sulle merci che transitavano attraverso le loro terre. Essi veneravano il fallo e celebravano riti che prevedevano anche sacrifici umani. Arthur Koestler scrive che "una nazione guerriera di ebrei turchi dev'essere sembrata tanto strana ai rabbini quanto un unicorno circonciso". I Chazari combatterono, strinsero alleanze e si incrociarono con popolazioni come i Magiari, con cui ebbero rapporti assai stretti. I Chazari rivestirono un ruolo di primo piano nella creazione della terra d'Ungheria. Nomi come quelli dei Cosacchi e degli Ussari derivano dalla parola "chazaro". I Chazari ebbero rapporti assai stretti anche con l'Impero Bizantino, che faceva parte dell'Impero Romano incentrato su Costantinopoli, con il cui popolo s'incrociarono.

I Chazari e il popolo da loro sottomesso, quello dei Magiari, avevano un legame con i Sumeri. Secondo il dottor Sandor Nagy, il popolo che poi divenne noto con il nome di Magiari era in realtà costituito da Sumeri che erano stati cacciati dalla "Fertile Mezzaluna",  che oggi corrisponde al meno fertile Iraq. Il dottor Nagy cita molti esempi per mostrare le somiglianze tra la lingua sumera, il magiaro antico e l'attuale lingua magiara. Egli fa anche riferimento a parecchie opere scritte durante il primo millennio, tra cui gliArpad Codices e il trattato De Administrando Imperio, oltre che a cinquant'anni di ricerche da lui condotte. Egli sostiene che, mentre esistono solo duecento parole magiare derivate dalla lingua ugro-finnica, ce ne sono invece più di duemila derivate dal sumero.

Lo stesso è avvenuto con gli archeologi e linguisti inglesi, francesi e tedeschi, i quali hanno concluso che la lingua delle antiche iscrizioni sumere non era nè indoeuropea nè semitica, bensì era una lingua che presentava parecchie affinità con il gruppo etno-linguistico allora noto come Turanico, e che comprendeva l'ungherese, il turco, il mongolo e il finnico (che in seguito venne designato gruppo ural-altaico). Alcuni studi hanno dimostrato che la lingua sumera e quella ungherese hanno più di mille radici etimologiche comuni e una struttura grammaticale molto simile. Delle 53 caratteristiche tipiche della lingua sumera, 51 si ritrovano in quella ungherese, a fronte delle 29 che si trovano nelle lingue turche, 24 in quelle caucasiche, 21 in quelle uraliche, 5 nelle lingue semitiche e 4 in quelle indoeuropee. Chiariamo quindi le cose, quello che definiamo popolo "ebreo" in origine derivò da Sumer, e i Sumeri non erano semiti, perciò è del tutto inesatto parlare di "antisemitismo" riguardo al popolo ebraico, e la loro gerarchia, come quella dei Rothschild, lo sa bene...

Il dottor Nagy parla di due diverse emigrazioni del popolo sumero dalla Mesopotamia. Una avvenne attraverso la Turchia fino al bacino dei Carpazi, e l'altra dapprima verso oriente e poi a nord, oltre le montagne del Caucaso, fino alla regione che si trova tra il Mar Caspio e il Mar Nero. Si tratta della stessa terra occupata dall'impero chazaro, al punto che il Mar Caspio divenne noto come Mar Chazaro. 

Un'antica leggenda precristiana di origine ungherese li definisce discendenti di Nimrod di Babilonia. Narra la leggenda che Nimrod aveva due figli, Magor e Hunor. Si dice che Magor fosse il capostipite dei Magiari e Hunor degli Unni, e questo spiega perchè le due popolazioni, Magiari e Unni (Chazari), hanno un'origine comune. Antiche fonti bizantine attestano che i Magiari erano anche chiamati Sabir e che fossero originari della Mesopotamia, la terra di Sumer. Numerose altre fonti antiche e medievali si riferiscono agli Sciti, agli Unni, agli Avari ed ai Magiari come allo stesso popolo, anche se le autorità ungheresi sembrano voler smentire a tutti i costi quelle tesi. 

Il vero esodo  

L'impero chazaro, il primo stato feudale dell'Europa orientale, cadde dopo una serie di guerre e invasioni che culminarono con la calata dell'Orda d'Oro dei Mongoli, ricordata soprattutto per il suo capo, Gengis Khan. Man mano che nei secoli veniva meno il loro potere e la loro influenza, i popoli chazari cominciarono ad emigrare in varie direzioni. I Chazari si diffusero nelle terre slave non ancora conquistate dall'Orda d'Oro, contribuendo così a creare i grandi centri ebrei dell'Europa orientale e abbracciando la fede giudaica e talmudica (sumero-babilonese).

In Polonia ed Ucraina esistono molti toponimi antichi che derivano da chazaro o zhid che vuol dire ebreo. Tra questi figurano i toponimi Kozarzewek, Kozara, Kozarzow e Zydowo. Con la caduta dell'impero chazaro, dopo il 960, un certo numero di tribù slave, guidate da quelle che occupavano l'attuale Polonia, formò un'alleanza che divenne appunto lo stato della Polonia. Gli ebrei (i Chazari) rivestono un ruolo fondamentale nelle leggende polacche che parlano della fondazione della nazione. L'autore ebreo Arthur Koestler scrive:

"Fonti ungheresi e polacche riportano che gli ebrei ricoprono il ruolo di direttori della zecca, amministratori delle imposte del regno, controllori del monopolio del sale, esattori delle tasse e prestatori di denaro - cioè banchieri. Questo parallelismo fa pensare ad una origine comune delle due comunità di immigranti, e che possiamo far risalire l'origine della maggior parte degli ebrei ungheresi al ceppo magiar-chazaro, la conclusione appare scontata".

In quel periodo accade che il popolo conosciuto da secoli come chazaro, divenne noto come popolo ebreo, e la loro vera origine andò perduta, ma non tra le famiglie elitarie, che propinano una falsa storia alle masse ebree e al resto del mondo, basata sull'idea che fossero gli ebrei biblici, credenza erronea che continua ancora oggi con conseguenze devastanti per la pace in Medio Oriente.

Gli 'ebrei' chazari furono confinati in ghetti in seguito ad un editto papale della metà del XVI secolo e questo, insieme ai massacri dei cosacchi del XVII secolo in Ucraina, portò ad un altro esodo di massa verso l'Ungheria, la Boemia, la Romania e la Germania. Fino a quel momento in Germania non c'era neanche un ebreo. Così la grande marcia verso occidente venne ripresa e continuò senza interruzioni per quasi tre secoli, fino alla Seconda Guerra Mondiale, divenendo lo strumento principale per la formazione delle attuali comunità ebraiche in Europa, negli Stati Uniti e Israele. 

Koestler, egli stesso nativo di Budapest, a proposito degli 'ebrei' e della rivelazione sui Chazari, scrive:

"...Ciò significherebbe che i loro antenati non venivano dal Giordano ma dal Volga, non dal Canaan ma dal Caucaso, un tempo ritenuta la culla della razza ariana; e che geneticamente essi sono più vicini agli Unni, agli Uiguri e ai Magiari che alle progenie di Abramo, Isacco e Giacobbe. In questo caso il termine "antisemita" perderebbe di significato, essendo basato su un equivoco di fondo condiviso sia dai carnefici che dalle vittime. La storia dell'impero chazaro, che via via emerge lentamente dal passato, comincia a delinearsi come la più crudele mistificazione mai perpetrata dalla storia".

Benjamin H. Freedman, un uomo d'affari ebreo di New York, nonchè persona addentrato alle segrete cose, dopo la II° Guerra Mondiale prese una netta posizione contro il Sionismo. Conosceva bene alcuni uomini politici americani di primo piano come Woodrow Wilson, Franklin Roosevelt, Joseph Kennedy, John F. Kennedy e Bernard Baruch. Freedman si spinse molto oltre nel diffondere la verità sui Chazari:

"Qual è la verità sugli ebrei? (Li chiamo ebrei perchè voi li conoscete come tali. Io non uso questo termine. Mi riferisco a loro come ai "cosiddetti ebrei", perchè so cosa sono). Non uno di loro [dei Chazari] ebbe un antenato che avesse mai messo piede in Terra Santa. Non solo negli episodi del Vecchio Testamento, ma anche se risaliamo alle origini della storia. Non uno di loro! Eppure ecco che vengono dai noi cristiani e ci chiedono di sostenere la loro insurrezione armata in Palestina dicendo: 'Voi volete aiutare il popolo eletto di Dio a rimpatriare nella sua Terra Promessa, la loro antica patria, non è vero? E' vostro dovere di cristiani. Noi vi abbiamo dato uno dei nostri ragazzi come vostro Signore e Salvatore...'  E' altrettanto ridicolo chiamarli 'popolo della Terra Promessa'  come lo sarebbe chiamare 'Arabi' i 54 milioni di Cinesi musulmani". 

L'antico popolo chazaro è anche noto col nome di ebrei ashkenazi, altri sono noti come ebrei sefarditi e questi ultimi hanno davvero un legame storico con il Medio Oriente, anche se, l'idea di un popolo eletto che discende dall'Israele biblico non sta comunque in piedi. Gli Ashkenazi (Chazari) sono in realtà una minoranza in Israele, ma detengono le redini del potere, come hanno sempre fatto sin da quando il paese venne fondato nel 1948.   

Il nome Ashkenazi deriva da Ashkenaz, parola ebraica che vuol dire Germania! Ma la Bibbia parla degli Ashkenazi come di un popolo che abitava la regione del monte Ararat (attuale Turchia) e dell'Armenia - il paese dell'Arca di Noè. Ciò corrisponderebbe all'insediamento principale dei Chazari. C'è anche un riferimento biblico ad Ashkenaz, fratello di Togarma e nipote di Magog. Giuseppe, il re chazaro della seconda metà del X secolo, scrisse che i suo popolo discendeva da Togarma, che ebbe dieci figli e originò tutte le tribù turche, compresi gli Unni, i Chazari e i Bulgari. Nei secoli successivi alla caduta dell'impero chazaro, gli Ashkenazi non parlavano la lingua semitica ebrea, il che non deve sorprendere visto che non erano ebrei. Essi svilupparono una lingua propria chiamata Yiddish. Tale lingua, che nacque dai dialetti sud-orientali del medio-alto germanico, si diffuse poi nell'Europa centro orientale a partire dal XII secolo.

In seguito, nella sua evoluzione assorbì elementi della lingua ebraica, aramaica e slava, e altre influenze. Anche lo Yiddish, quindi, non proviene da Israele ma dall'Europa orientale. Le molteplici influenze nel loro linguaggio si rispecchiavano anche nei geni degli antichi Chazari. Ormai essi si erano incrociai con così tante altre razze da aver creato un cocktail genetico che comprendeva Sumeri, Turchi, orientali ed europei del nord e dell'ovest. Tuttavia, le loro stirpi reali, come quella dei Rothschild, un tempo Bauer, rimasero pure attraverso gli incroci e rappresentano una razza a parte rispetto al resto dei loro compagni "ebrei". 

Non sto assolutamente dicendo che esiste un complotto "ebreo" per controllare il mondo. Sto solo affermando che le loro famiglie dominanti, a cui non potrebbe importare di meno del popolo ebreo in generale, giocano un ruolo importante e si sono insinuati in ogni popolo, ogni nazione allo scopo di ottenere il potere con manovre e raggiri. 

Quella babilonese fu una civiltà creata dai Sumeri dopo la loro espansione in Asia centrale, dove divennero noti col nome di Chazari. Infatti molte delle organizzazioni di Sangue Blu che si svilupparono nel corso dei millenni, si auto-battezzarono Confraternite Babilonesi. Esse in seguito si fusero con le scuole segrete atlanteo-egiziane d'Europa per dare vita ai Massoni.  

Tratto da La Tredicesima Tribù di Arthur Koestler

fonte: https://freeondarevolution.blogspot.it

24/12/16

sta fondendo l’Antartide: verso cataclismi inimmaginabili

Sta per collassare l’Antartide, e i ghiacci che si credevano “perenni” stanno fondendo alla velocità della luce: lo rivela uno studio che «dovrebbe spaventare a morte chiunque dubiti della solennità e della potenza dietro l’accelerazione del riscaldamento globale», avverte Robert Hunziker su “Counterpunch”, che presenta una ricerca «sconvolgente, dagli sviluppi raccapriccianti». Ovvero: «Se si sciogliesse integralmente l’intera Antartide, provocherebbe un innalzamento del livello del mare di circa 60 metri». Non faremo in tempo a vederlo, nella nostra vita («è troppo grande e richiederebbe decisamente troppo riscaldamento e davvero troppo tempo»), ma – intanto – un collasso della sola Antartide Occidentale, quella finita sotto i riflettori, «ha il potenziale, secondo la nuova ricerca, per sommergere Miami e New York durante le nostre vite attuali». Attenzione: «È la prima volta, questa, in cui delle osservazioni scientifiche giungono ufficialmente alla conclusione che una catastrofe così orrenda sia possibile, così presto». Miami Beach è già costretta a sollevare le strade di mezzo metro a causa delle persistenti inondazioni. «Un mare in crescita è la vendetta del riscaldamento globale per le sconsiderate, arroganti, presuntuosamente eccessive emissioni di CO2 di combustibile fossile, causate dall’uomo».
Le nuove «spaventose scoperte», scrive Hunziker in un report tradotto da “Come Don Chisciotte”, includono il ghiacciaio di Pine Island, l’oggetto del lavoro di ricerca di Seongsu Jeong, Ian M. Howat, Jeremy N. Basis, “Accelerated Ice Shelf Rifting La fusione dell'Antartide Occidentaleand Retreat at Pine Island Glacier, West Antarctica”, studio pubblicato da “Geophysical Research Letters” il 28 novembre 2016. Allarme rosso, già a partire dal titolo: “Accelerazione della frattura di una calotta di ghiaccio e arretramento del ghiacciaio di Pine Island, in Antartide Occidentale”. «Si dà il caso che il ghiacciaio di Pine Island fosse già la più grande massa al mondo di irreversibile scioglimento di ghiaccio». Adesso, con questa nuova analisi, «la tempistica sta assumendo una nuova preoccupante dimensione». Secondo Ian Howat, professore associato di Scienze della Terra presso l’università statale dell’Ohio, «questa sorta di formazione di fratture causa un altro meccanismo di arretramento rapido di questi ghiacciai, aggiungendo la probabilità che si possano vedere collassi significativi nell’Antartide Occidentale durante la nostra esistenza». Questa, sottolinea Huziker, è una minaccia di riscaldamento globale completamente nuova, per le sue impressionanti dimensioni e gli scenari tempistici ormai ravvicinati.
Che cosa ha indebolito il centro della calotta antartica? E’ stato «un crepaccio, disciolto al livello di sostrato roccioso da un oceano riscaldato», visto che la base della lastra di ghiaccio dell’Antartide Occidentale si trova sotto il livello del mare. «Un oceano riscaldato appare come la causa di come l’oceano abbia assorbito il 90% del calore della Terra, aiutando a proteggere le creature sulla terraferma, come gli umani, da un reale surriscaldamento dannoso», scrive Hunziker. «Ma si raccoglie ciò che si semina, come è stato dimostrato in Antartide: tutto questo calore mondiale ci si sta ritorcendo contro sotto grandi, grosse lastre di ghiaccio». Qui le differenze rispetto alle ricerche del passato: le fratture si formavano generalmente ai margini delle calotte di ghiaccio, dando vita agli iceberg, ma non in profondità e all’interno, come invece evidenzia questa nuova scoperta. Inoltre, la frattura in questione è all’interno, a circa 32 km (20 miglia). «Il Ghiacciaio di Pine Island Calotta in via di scioglimento(tenendo le dita incrociate) funziona come misura di protezione, trattenendo grandi porzioni di ghiaccio dell’Antartide Occidentale dal riversarsi nel mare». In pratica «è come un portiere di hockey», impegnato a frenare «una parte delle lastre di ghiaccio del Massiccio dell’Antartide Occidentale».
Quel grande ghiacchaio è dunque «l’ultima linea di difesa, che previene il collasso parziale delle grandi lastre di ghiaccio, che causerebbero un grande tonfo inimmaginabile, di grandezza inconcepibile». Lo conferma già nel 2015 “Science Magazine”, secondo cui basterebbe «un colpetto» a far collassare le lastre di ghiaccio dell’Antartide Occidentale, con il livello del mare che «si solleva di 3 metri». E’ esplicita, la rivista: «Non serve molto a causare il crollo totale della lastra di ghiaccio dell’Antartide Occidentale, e una volta iniziato non si fermerà». Nell’ultimo anno, aggiunhe Hunziker, «molti articoli hanno evidenziato la vulnerabilità della lastra di ghiaccio che ricopre la parte occidentale del continente, suggerendo che il suo crollo sia inevitabile, e probabilmente già in corso. Adesso, un Crepacci in Antartidenuovo modello mostra proprio come questa valanga possa realizzarsi». Una quantità relativamente piccola di scioglimento nel corso di pochi decenni «porterà inesorabilmente alla destabilizzazione dell’intera lastra di ghiaccio e all’aumento del livello del mare». L’ultima ricerca rivela che «le circostanze sembra si stiano accelerando».
Con questa nuova scoperta, la tempistica per il collasso della lastra di ghiaccio dell’Antartide Occidentale è del tutto inquietante, sottolinea Hunziker: «In precedenza i ricercatori pensavano a decenni e secoli. Adesso, “all’interno delle nostre vite attuali”». Sperando che non sia già troppo tardi, aggiunge Hunziker pensando a Trump e ai negazionisti del “global warming”, «mai prima d’ora nella storia mondiale è stato importante avere una forte leadership in Usa, per fare qualunque cosa sia necessaria per tamponare un cambio climatico incombente, un cataclisma del riscaldamento globale. È in gioco il nostro stile di vita». In base a queste linee, dice ancora Hunziker, «la scienza che studia il clima è inspiegabilmente simile al rilevamento degli asteroidi vicini alla Terra», che nel corso dei millenni si sono occasionalmente scontrati col nostro pianeta, «annientando ad esempio i poveri e indifesi dinosauri». Se un asteroide vicino alla Terra è «progettato per urtare», forse «un certo tipo di dispiegamento può prevenire il grande schianto dall’annientamento della vita sul pianeta». E quindi: «Quale dispiegamento ferma le lastre di ghiaccio dal collasso?».

fonte: www.libreidee.org

Pete Burns



18/12/16

Carlo Bianconi

CARLO BIANCONI. NUOVA GUIDA DI MILANO: PER GLI AMANTI DELLE BELLE ARTI, E DELLE SACRE, E PROFANE ANTICHITÀ MILANESI.

Pubblicata per la prima volta in versione autografa nel 1787, (in forma anonima ne esiste una precedente risalente al 1783), questa guida artistica si può considerare la più completa ed importante della seconda metà del ‘700, archetipo delle guide di città contemporanee, lontano antenato della Guida Rossa del Touring Club. L’autore, l’abate bolognese Carlo Bianconi (1732–1802), ornatista, pittore, incisore, architetto, chiamato dal Governo Asburgico a ricoprire la carica di primo segretario della neonata Accademia di Belle Arti di Brera, titolo che ricoprirà per un ventennio, scrisse quest’opera destinandola ad un pubblico amante delle belle arti sacre e profane ma soprattutto per i suoi giovani studenti suddividendola in sei parti, una per ogni porta, Orientale, Romana, Ticinese, Vercellina, Comasina e Nuova. Proprio in quest’ultima sezione, alla pagina 387, si trova la descrizione, breve ma accurata, del Regio Ginnasio, sia sotto il profilo architettonico che organizzativo, qui sotto da me trascritto. Interesse scaturito da una serie di ricerche atte a portare alla luce la didattica neoclassica all’interno dell’Accademia di Brera.
gri_33125010853584
(…) Il grandioso indicato Edificio sacro alle scienze, ed arti belle, che resta separato dalla Chiesa, mediante la porteria del già Collegio, fu disegnato dal Richino, e condotto dai Gesuiti in varie riprese, coll’aiuto de’ Milanesi, a quasi due terzi. Venne poi terminato interamente dal R. Governo otto anni dopo la loro soppressione, secondo l’antico disegno, fuori della gran porta, e delle due perpendicolari fascie bugnate vicine alla medesima, volute dall Regio Architetto Piermarini a risalto maggiore. Soda, e magnifica è la di lui esterna Architettura, ma non immune da licenze. L’interno cortile ha portici dissotto, e dissopra formati da binate colonne con sette archi ne’ lati maggiori, e cinque ne’ i minori. Dorico è l’ordine a pian terreno, e ionico l’altro, poggiando questo sopra perpetuo basamento, che ha balaustri corrispondenti ai vani sottoposti. Anche in questa porzione non mancano libertà, benchè l’occhio a prima vista resti soddisfatto, e nel doppio teatrale scalone, che resta in faccia all’ingresso, rissenti tutto il piacere della sempre grata magnificenza.
Il fu Collegio addattissimo al’uso, a cui era destinato, benchè non abbia la maestà del primo, è però regolare, grande, e decoroso nelle parti inservienti all’uso comune.
Serve l’Edifizio più magnifico suddetto alla Società Patriotica, all’Accademia delle belle arti, alle facoltà maggiori di Logica, e Metafisica, Fisica Sperimentale, Jus Civile, Geometria, e Botanica. e alle Scuole latine di Grammatica, Umanità, e Retorica, delle quali è Reggente il vigile, e premuroso del pubblico bene Abate Frapolli.
Nel già Collegio evvi la pubblica Biblioteca, l’Osservatorio Astronomico, e la Sala delle Statue di gesso per i Disegnatori e Scultori, restando ad esso congiunto il Giardino Botanico ancora.
La Società Patriotica istituita per ordine della defunta Imperatrice Regina, che di convenienti rendite la volle dotata, ha per oggetto l’aumento delle cognizioni teoriche, e pratiche riguardanti l’Agricoltura, le Arti, e tutto ciò che può servire al socievole municipale vantaggio. E’ composta di un buon numero di Cavalieri istrutti, ed amanti del pubblico bene: di Letterati conoseitori di ciò, che è analogo alle viste della Società, e di alcuni Artefici capaci di dare lumi opportuni. Premia chi corrisponde con adeguate dissertazioni allo sviluppo de’ Soggetti proposti, ed ha cominciato per pubblica utilità a consegnare alle stampe i suoi atti mediante l’Abate Amoretti dotto di lei Segretario.
L’Accademia dell’Arti belle fondata undici anni fa dalla suddetta Augusta Donna, e benignamente guardata dal nostro SOVRANO, dà gratis il mezzo alla numerosa gioventù che vi concorre d’apprendere il disegnare, e modellare le umane figure, come pure di studiare l’Architettura, e gli Ornati. Ha per questo fine Sale corredate dei rispettivi necessari comodi, ed esemplari, non mancando di abili, ed attenti Maestri, e Professori, ed è soggetta immediatamente al Reale Governo. Ascrive ad onor suo l’avere per Prefetto il Principe Belgioioso d’Este non meno deciso amante di quelle Arti, che fino discernitore de’ loro pregi. Il di lei Segretario perpetuo è l’Abate Bianconi, che alle teorie, e storiche cognizioni di quest’Arti unisce per suo piacere qualche pratica ancora delle medesime.
Non per dar lode ai Membri, che la compongono, che de’ nostri elogi non abbisognano, ma per rendere giustizia alla verità, dovremmo dire essere tenuti al Professore di Disegno e Pittura, al Traballesi, d’avere, oltre alle opere da noi già indicate con lode, e che indicheremo, incisi magistralmente ventun Quadri de’ più belli, che vedonsi in Bologna, ed in alcune Città della sua Toscana.
Saremmo in debito di mostrarel’obbligazione, che hanno le Arti belle, e le Antichità all’altro di Scultura, al Franchi, il quale (non computate le di lui opere esistenti in Milano, ai rispettivi loro luoghi giustamente da lodarsi, o lodate) ha saviamente ristorate alcune marmoree statue, e bassi rilievi, che in buon numero si vedono a Mantova. Ben volentieri indichiamo questi pezzi insigni ai Forestieri amanti del bello, perché si procurino il piacere di vederli, meritando ugualmente essi, che le calde e poetiche opere di Giulio, a cui competerebbe più il nome di Mantovano che di Romano Pittore.
Sarebbe da desiderarsi, che il Regio Architetto suddetto Piermarini dasse alla luce le sue opere, come ha fatto, e proseguisce ancora il Maestro d’Ornati, Albertoli, le gentili sue invenzioni, fedelmente, e saporitamente incise dal giovine Mercori, in altro luogo enunziate. Si dovrebbe aggiungere, che, mediante al di lui Scuola, si è steso negli Artefici nostri tale gusto, che le opere loro generalmente spirano nuova grazia ed antico buon senso.
Finalmente sarebbe debito nostro l’avvertire che la Città comincia a professarsi tenuta al Maestro degli Elementi di Figura, Aspar, per la lodevole intrapresa d’incidere le di lei migliori Vedute in foglio Atlantico, delle quali quattro, trattate con verità, bravura di segni, ed effetto di chiaro-scuro, sono già escite; giacché per di lui mezzo Milano non avrà da invidiare a Firenze, Venezia, e Roma il piacere d’essere quasi ocularmente conosciuto ancora da lontano.
Ma quali cose non si dovrebbero dire da noi, se vorremmo parlare degnamente degli Uomini in lettere più eccellenti, che oltre il qui leggere, e spiegare le rispettive addossate loro facoltà hanno arricchito il pubblico di Opere scientifiche ancora? Che del Cavalier Landriani, da cui la studiosa gioventù trae tanto lume mediante i fisici esperimenti e le opere che va pubblicando?
Che dell’Abate Parini, che con fino e dignitoso stile, quasi nuovo alla Toscana poesia, ha saputo sì bravamente dipingere i nobili moderni costumi; sicché tutto il mondo impazientemente sospira quella sera che dee compire il giorno più caro alle Grazie, ed alle Muse? Che del Padre Somasco, Soave, che, oltre alle metafisiche sue Opere, ha fatto gustare con fluide, e giuste traduzioni i più patetici gentili Poeti, che vanti la tedesca crescente nazione, che sembrava incapace di salire sì alto in Elicona? E che di vari altri, de’ quali troppo lunga cosa sarebbe il voler menzionare, benché di sfugita i pregi, e le opere loro?
Resta in cima allo scalone di quella magnifica parte l’ingresso principale alla Biblioteca, che, come abbiamo detto, è collocata nel Collegio. Passato un bislungo vestibolo si entra nel nuovo braccio, che si unisce angolarmente alla Gesuitica già esistente, ed ambidue hanno per i libri scaffali uniformi, e decorosi. Formata dalla Gesuitica suddetta pregevole, dalla Pertusati finissima, e dalla Halleriana per moderne medico fisiche Opere utilissima, è ricca di ben settanta milla volumi, scelti in gran parte, non tiene l’ultimo luogo fra le insigne Biblioteche di libri impressi, che vanti l’Italia.
Non è dell’oggetto nostro dare la specificazione dettagliata de’ pregi suoi. Lasciamo adunque d’indicare la collezione di ben 600. Bibbie tutte varie, coronate dalle più preziose. Lasciamo la bella raccolta de’ quattrocentisti, in mezzo a cui si distingue, per ogni tipografica bellezza ilTito Livio del 80 del nostro Zarotti. Lasciamo la bella unione de’ Classici Greci, e Latini, degli Epistolari, de’ Storici, e quali diremo d’ogni classe di letterario sapere, e lasceremo ancora il prezioso Codice, stampato si crede in Harlem, di cui ogni pagina è formata da un solo legno, contenente cinque opere tutte rarissime, che può mostrarsi come l’aurora della tipografica invenzione. E tanto più ciò faremo, quanto che non manca il mezzo di essere, pienamente informati, mediante, oltre il dotto Bibliotecario Abate Marchese Longo, il Carlini primo Custode, istruttissimo nella storia letteraria, e nella Bibliografia, e gli Altri pronti a soddisfare gli Amatori di simili erudizioni.
Si passi all’Osservatorio Astronomico che fabbricato nel 1766, dai Gesuiti sull’ingegnoso disegno del celebratissimo loro Mattematico ed Astronomo Boscovick unitamente ai pratici suggerimenti dell’altro dotto Padre la Grange, ed arricchito d’ottimi, e copiosi istrumenti, è giunto a tal grado di perfezione, onde averne ben pochi uguali.
Sopra muri del Collegio solidamente prima fabbricati si potè alzare un capace quadrato, che per fortuna con mediocre elevatezza venne a godere d’ogni parte l’orizonte. In esso si inserisce un ottagono con pilastro nel mezzo a sostegno del radiato soffitto, e si deputò il luogo all’uso principalmente dei cannocchiali maggiori, e vaganti. Scopresi d’ogni parte il Cielo mediante quattro porte cardinali, mentre una quasi contigua ringhiera, fissata esternamente sul quadrato, dà la comunicazione da porta a porta, e serve agli ulteriori bisogni delle osservazioni ancora.
I quattro lati dell’ottagono, non comuni al quadrato, portano, mediante un arco per ciascuno, quattro Istrumenti stabilmente postivi, ognuno de’ quali ha per uso, e difesa una Casuccia, che termina in cono. In tre di esse, non abbisognandone la quarta, rendesi mobile a piacere la superior porzione, perchè a qualunque direzione del cannocchiale si possa far corrispondere l’opportuna lasciatavi bislunga apertura.
Non indicaremo le igegnose scale, ne come si passi facilmente dall’una all’altra delle astronomiche piccole case, ne il sottoposto luogo, ov’è un gran quadrante al muro, ed un maggiore sarà posto in breve.
Siccome non può unirsi con la proposta brevità la descrizione degli istrumenti finamente costrutti, ed esattissimi, dei quali mostrando per altro copia, la varietà, e l’uso si farebbe conoscere il pregio fondamentale dell’Osservatorio, così diremo solamente, che se i Gesuiti cercarono di compirlo, non meno lo fa presentemente il Reale Governo, che se ne prende ogni cura, e pensiere. Diremo che la maggior celebrità gli deriva dalle continue osservazioni, che si fanno giornalmente dagl’indefessi Abati, ed Astronomi veri Cesaris, Regio, e Oriani la collezione delle quali unitamente alle Efemeridi annualmente si pubblica. Avvi pure l’aggiunto Allodi studioso, e l’artista Giuseppe Maghel sì bravo nell’arte di mecanista, e lavoratore d’istrumenti, che le opere sue non hanno invidia ai più fini travagli inglesi, come vari cannocchiali qui esistenti dimostrano chiaramente.
Discendendo fino a pian terreno per lo scalone del Collegio si possono vedere le Statue di gesso porzione, delle Belle Arti qui esistente. Non molte di numero, perché la sala non lo permette, ma capaci d’istruire la studiosa gioventù, corredate da non indifferenti numero di busti, e da alcune teste ancora.
Varie stampe inventate dai più celebri Autori, ed incise assai bene, con parecchi disegni di Nudi ornano le mura del luogo, e possono illuminare gli studenti. Fra i secondi nomineremo un doppio disegno del Correggio, due del Guercino, e quattro di Mengs, i quali per vari loro pregi caratteristichi possono insegnare a giovani come copiare la natura e l’antico.
Il Giardino Botanico sotto la direzione del dotto Padre Abate Vallombrosano Vitman è ricco di Piante nostrali ed esotiche tenute per classi secondo il sistema del Lineo.
Si può vedere prima di sortire da questo luogo la raccolta di stampe numerosa e scelta, di libri delle Arti Belle, e di non pochi rari disegni autografi posseduta dall’Abate Bianconi suddetto, unitamente ad alcuni belli quadretti. Fra questi si distingue un piccolo Correggio dipinto sopra carta unta con contorni a penna, il quale quantunque leggermente coperto di colore, ad una piccola distanza sembra finito. Rappresenta la Vergine seduta in facile paese, e che graziosamente sveste il Bambino, a cui Giuseppe, in piano più basso di dietro seduto, porge amorosamente alcune frutta. E’ dello stile più grande del sommo Autore, ed ha meritato d’essere copiato dallo stesso Annibale Carracci, che tenuta presso di se per memoria la copia, passata alla di lui morte ai Farnesi, si vede ora a Capo di Monte in Napoli. Molte altre copie ne sono in varie parti, ed è stato due volte inciso; delle quali la migliore è del suddetto nostro Domenico Aspar.

566025ba-db68-4bb0-8f4f-45b6c2d1e473
Litografia di Guardassoni Alessandro (Bologna 1819 – 1888) raffigurante Carlo Bianconi, mm 260×177
Link

fonte: https://passionarte.wordpress.com

13/12/16

Bosnia: energia misteriosa da quelle piramidi antichissime

Le piramidi scoperte in Bosnia, molto più grandi di quelle dell’Egitto, sono vecchie 29.000 anni ed emanano un’energiapotente, misteriosa e benefica. Il team di scienziati che da anni conduce una serie di studi interdisciplinari è particolarmente interessato allo studio «dell’enigmatica energia cosmica che sembra emergere dal sito archeologico in Bosnia». Scopo dello studio è «capire la grande conoscenza in possesso della cultura antica che ha lasciato alle sue spalle queste incredibili opere». I numeri del complesso bosniaco sono impressionanti: la Piramide del Sole misura 220 metri di altezza, un terzo più alta della Grande Piramide di Giza. E il labirinto sotterraneo ha rivelato un blocco di ceramiche di 8 tonnellate. Gli strumenti, poi, hanno rivelato «un raggio energetico, di natura elettromagnetica», ampio 4,5 metri e con una frequenza di 28 kHz che parte dalla cima della Piramide del Sole. Sempre dalla cima della piramide «sembra esserci un fascio di ultrasuoni con un raggio di 10 metri e una frequenza di 28-33 kHz». Inoltre, le quattro piramidi bosniache risultano allineate ai quattro punti cardinali e orientate tutte verso la stella polare.
«Anche se nel corso degli anni sono state scoperte migliaia di piramidi su tutto il pianeta, nessuna di esse ha la qualità costruttiva e l’antichità di quelle bosniache», spiega il loro scopritore, Sam Osmanagich, antropologo dell’American Semir OsmanagichUniversity bosniaca e “foreign member” della Russian Academy of Natural Sciences. «Gli studi condotti dall’equipe interdisciplinare mostrano che le piramidi bosniache sono molto più antiche e molto più grandi di quelle conosciute. Se, come qualcuno ipotizza, le piramidi sono delle grosse centrali capaci di produrre energia, la comprensione della tecnologia che è alla base del loro funzionamento potrebbe liberare l’umanità della dipendenza dai combustibili fossili e inaugurare una nuova era di prosperità e armonia con la natura». In più, pare che i test confermino alcuni effetti benefici sulla salute umana, «prospettando che la decifrazione della tecnologia delle piramidi bosniache potrebbe avere ricadute benefiche anche sulla cura delle malattie dell’uomo».
La datazione dei monumenti balcanici, intanto, è confermata dall’esame al radiocarbonio effettuato sullo strato di argilla adiacente alla Piramide del Sole. La valle bosniaca delle Piramidi, ricorda il newsmagazine “Il Navigatore Curioso”, è un complesso di 4 antiche piramidi situato nel fertile bacino del fiume Visoko, a circa 40 chilometri a nordovest di Sarajevo, in Bosnia-Erzegovina. Scoperto nel 2005, il sito è al suo ottavo anno di scavo. I ricercatori hanno individuato quattro strutture monumentali: la Piramide del Sole, la Piramide della Luna, la Piramide del Drago e la Piramide dell’Amore. L’intero sito è stato associato ad un più ampio Tempio della Madre Terra, parte di un complesso di tunnel sotterranei che copre circa 6 chilometri quadrati. «I popoli antichi che hanno realizzato queste piramidi conoscevano i segreti della frequenza e Osmanagich e le Piramidi Bosniachedell’energia della Terra», spiega il dottor Osmanagich. «Hanno usato queste risorse naturali per sviluppare tecniche di costruzione su scale che non abbiamo mai visto prima sulla Terra».
Naturalmente, aggiunge il “Navigatore Curioso”, da quando è stato scoperto nel 2005, il complesso bosniaco delle piramidi è stato oggetto di interesse scientifico da parte di numerosi ricercatori che si sono avvicendati nel corso degli anni. «Tutti i resoconti pubblicati rendono impossibile negare l’autenticità di questa scoperta, che potrebbe costringere a riscrivere la storia dell’umanità». Tra le cause di maggiore interesse da parte degli studiosi ci sono «alcuni enigmatici fenomeni energetici che ancora non si riescono a comprendere» e che secondo Osmanagich, prima o poi, verranno analizzati scientificamente. Secondo quanto riporta Deborah West sul “New Era Times”, uno studio comparato condotto da cinque istituti separati confermerebbe in maniera pressoché definitiva l’origine artificiale della controverse Piramidi Bosniache, mettendo a tacere i dubbi e le voci scettiche che in questi anni si sono rincorse incessantemente. Secondo le analisi condotte da alcuni team indipendenti, il materiale di costruzione della Piramide del Sole contiene calcestruzzo di alta qualità. Tra gli istituti coinvolti nelle analisi risulta anche il Politecnico di Torino, con il suo laboratorio di analisi chimica e di rifrattometria, dove sono stati eseguiti una serie di test su alcune delle pietre arenarie e dei blocchi di conglomerato prelevati direttamente dalla piramide Joseph Davidovitsbosniaca, dimostrando che i campioni risultano composti da un materiale inerte molto simile a quello che si trovava nell’antico calcestruzzo utilizzato dai romani.
I risultati del Politecnico sono confermati dalle analisi compiute sugli stessi campioni presso l’Università di Zenica, in Bosnia-Erzegovina. Un’ulteriore conferma arriva dal professor Joseph Davidovits, un celebre egittologo francese, che ha eseguito alcuni test sui campioni prelevati nel sito della piramide. «Posso affermare che la struttura chimica del conglomerato utilizzato è molto antica», scrive Davidovits. Secondo le sue analisi, il conglomerato risulta essere un cemento composto da calcio e potassio: non c’è dubbio che si tratti di materiale molto datato. Ulteriori prove sull’uso del calcestruzzo per la costruzione delle piramidi arriva dal professor Micheal Barsoum, della Drexel University, e dal professor Gilles Hug, dell’Aerospace Research Agency francese, i quali hanno ottenuto la prova scientifica che i materiali che compongono le enigmatiche colline bosniache sono di origine artificiale, tutte costruite con la tecnica a blocchi di calcare intagliati, evidentemente conosciuta dall’umanità già in epoca remotissima. Notizie che smontano la teoria “manipolativa”, secondo cui le piramidi bosniache non sarebbero paragonabili a quelle dell’antico Egitto o a quelle Maya, quanto piuttosto colline naturali “rimodellate” da un’azione artificiale.

fonte: www.libreidee.org