26/02/18

Giada ha subito danni neurologici permanenti a causa della contaminazione vaccinale. Le prove e il racconto della madre!

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Dobbiamo affidarci delle esperienze dirette non dei dati ufficiali o delle PUTTANATE che qualche criminale ha il coraggio di sparare. Ascoltiamo altri genitori i cui figli hanno subito danni permanenti. Se c’è un rischio, anche se infinitesimale, ho il diritto di scegliere. Se lo Stato non me lo concede allora ci sono interessi nefasti dietro all’obbligatorietà vaccinale portata sette mesi fa a ben 10. 
Domani mattina, 7 febbraio 217, consegno lo studio del Dott. Stefano Montanari e la Dott.ssa Antonietta Gatti al Reparto Allergologico Infantile, direttamente in mano all’Allergologa che segue mia figlia. Il danno di Giada è il primo caso dichiarato positivo per la contaminazione con le nanoparticelle contenenti elementi inorganici, in un ospedale statale, nella Regione Veneto. Su richiesta del primario abbiamo ripetuto il quadro allergologico per ben due volte ( 40 sostanze x 2 ). Dalle valutazioni si sono evidenziate 6 tipi di allergie da accumulo verso alcune sostanze e nanoparticelle presenti nei vaccini che ha fatto mia figlia. Giada ha presentato delle reazioni immediate verso il Nichel solfato esaidrato 5%, Cobalto cloruro esaidrato 1%, Palladio cloruro 1%, Dispersi mix 6,6%, Gentamicina Solfato 25%, Benzoile perossido 2% . La valutazione sul capello è in lavorazione. Mia figlia ha solo 4 anni, ha subito dei danni a livello neurologico, immunitario e gastro intestinale per colpa dei vaccini Infanrix Hexa, Prevenar 13, Menjugate e Priorix Tetra. Carissimi genitori, se ci sono altri bambini con delle allergie simili, non esitate di contattarmi al numero di telefono 3427502758!!!!
L’ irradiazione con cobalto del piccolo intestino può ridurre l’assorbimento gastrointestinale della vitamina B12, di conseguenza mia figlia ha inizato a perdere un po di capelli più ha tanti problemi intestinali. Il cobalto esaidrato si deposita tra gli organi e a lungo andare diventa cancerogeno!! Il cobalto esaidrato è in grado di mutare il DNA!!!
Scheda dati sicurezza Cobalto Esaidrato ( azienda Merck – USA ): H350i: Può provocare il cancro se inalato.
H360F: Può nuocere alla fertilità.
H317: Può provocare una reazione allergica cutanea.
H334: Può provocare sintomi allergici o asmatici o difficoltà respiratorie se inalato.
H341: Sospettato di provocare alterazioni genetiche.
H410: Molto tossico per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata.
L’associazione internazionale per la ricerca contro il cancro (IARC) colloca il cobalto ed i composti di cobalto all’interno del gruppo 2B (agenti che possono essere cancerogeni per gli esseri umani). L’ACGIH ha collocato il cobalto ed i suoi composti inorganici nella categoria A3 (cancerogeno per gli animali da laboratorio: l’agente è cancerogeno per gli animali da laboratorio in concentrazioni relativamente elevate, attraverso vie, in forme istologiche, o con meccanismi che non sono considerate importanti per l’esposizione degli operai.) Il cobalto è stato classificato essere cancerogeno per agli animali da laboratorio in Germania.
Carcinogenicità: Il nichel e determinati composti del nichel sono stati elencati dal programma nazionale di tossicologia (NTP) come per essere composti quasi cancerogeni. L’agenzia internazionale per ricerca sul cancro (IARC) ha collocato i composti del nichel all’interno del gruppo 1 (esiste evidenza sufficiente di carcinogenicità per gli esseri umani) ed il nichel all’interno del gruppo 2B (agenti che possono essere cancerogeni per gli esseri umani). L’OSHA non regola il nichel come sostanza cancerogena. Il nichel è sull’avviso dell’ACGIH sui cambiamenti progettati come categoria A1, agente cancerogeno umano confermato!
Grave reazione allergica (ad es. anafilassi) dopo una dose precedente di qualsiasi toxoide di difterite-, toxoide di tetano- o vaccino Pertosse-contenente, o a qualsiasi componente di INFANRIX è una controindicazione [vedi descrizione (11)]. A causa dell’incertezza come a quale componente del vaccino potrebbe essere responsabile, non dovrebbe essere data alcuna ulteriore vaccinazione con uno o qualsiasi componente del genere. In alternativa, tali individui possono fare riferimento ad un allergologo per valutare se prendere in considerazione l’immunizzazione con uno o qualsiasi componente incolpato.
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Allergia ai metalli, Allergia al vaccino, Reazione allergica, Shock anafilattico, Reazione anafilattica, Ipersensibilità alle medicine, Ipersensibilità
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fonte:  https://disquisendo.wordpress.com/

08/02/18

l'ultima cena di un pennello eretico


Interno della chiesa dedicata a san Gaudenzio, vescovo di Novara, nel paese di Baceno, nel cuore della Valle Antigorio. Un disagio profondo mi assale. Sprofondo in un'angoscia che non attendevo. Le arti visive permettono voli che esistono solo nella nostra più recondita immaginazione. Un affresco dove le ombre sembrano coprire le luci. Ho scoperto che nel buio possiamo trovare più illuminazione di quello che potevo pensare. Nelle ombre indaghiamo, osserviamo. Cerchiamo quello che all'apparenza non c'è. Alleniamo la mente al buio della nostra stanca civiltà, alle tenebre nelle quali, lentamente, la nostra cultura e il nostro passato sprofondano. Nell'oscurità troviamo anche l'angoscia. In quel momento, e solo in quel momento, qualcosa sembra sfuggire alla nostra comprensione. La paura assale prima il cervello e dopo il corpo. La luce che, a fatica, troviamo nel buio è il faro del nostro prossimo cammino. Sarà un camminare difficile, alle volte complesso, ma mai ripetitivo. Nell'oscurità del nostro guardare comprendiamo i simboli di chi ci ha preceduto, di chi ha lasciato qualcosa per noi. Di fronte all'affresco dell'ultima cena, dipinto dalle sapienti mani di Giacomo da Cardone, uno dei pochi pittori eretici del nostro passato, cosa dobbiamo cercare? Dobbiamo guardare nel visibile o indagare nel vuoto, negli spazi lasciati da Giacomo? Un tavolo inclinato che sembra voler far scivolare tutto quello che sorregge. Piatti, posate ed alimenti sembrano sospesi nello spazio che occupano. Lo spazio tra l'avere e l'essere. Il pittore ci ha accompagnato negli ultimi momenti della vita di una persona. Giacomo ci permette di essere parte della storia narrativa dipinta sulla parete. Cercare quello che manca, se manca, è complesso. Uno spazio vuoto tra gli apostoli posti di fronte al Cristo. Quello spazio è riempito da un coltello in bilico, con il manico rivolto allo spettatore. Sembra volerci chiedere di afferrarlo, di fermare la caduta dell'oggetto. Gli altri uomini di fede si stringono attorno all'uomo posto al centro della scena. Quelli sono i primi uomini che hanno creduto, formeranno il primo nucleo che porterà nuovi concetti dal vicino oriente all'occidente. Perché l'angoscia negli occhi di un ateo? Comprendere che guardare dei vivi che sembrano morti è un'esperienza assoluta, che non pensavo di vivere alla fine di una giornata sulle nevi dell'Ossola. L'incedere degli apostoli è inconfondibile, una sola parola lo può spiegare: fantasmi. Uomini che non parlano, che possono solo osservare. La tristezza appare nei loro visi. Un'angoscia provata nello scarto improvviso delle membra. Il prediletto è vicino, molto vicino. L'allievo è rilassato, quasi addormentato. 



Il Cristo abbraccia Giovanni comprendendo che sarà l'ultima volta. Qualcuno tradirà per pochi denari. Siamo di fronte all'ultima luce del giorno che rimbalza dalla tovaglia alle pareti. Quell'ultima luce penetra l'animo di chi l'osserva. L'ombra e il buio, che la storia visiva ci ricorda, sono ora sorpassare, abbattute da un singolo spiraglio luminoso che mi conduce nello spazio che sto attraversando. Il nuovo millennio ha dato luce alla rappresentazione o mescolato le carte? Cristo era celibe, come lo erano gli esseni. Il noto scrittore Dan Brown nel Il Codice da Vinci mette in bocca al personaggio, Leigh Teabing, queste parole: “Gesù era ebreo e il costume dell'epoca imponeva virtualmente a un ebreo di essere sposato. Secondo i costumi ebraici, il celibato era condannato e ogni padre aveva l'obbligo di trovare per il figlio una moglie adatta”. La teoria del matrimonio tra Gesù e Maddalena è giustificata secondo l'autore del volume che ha scaldato i cuori di milioni di lettori. Secondo alcuni studiosi, Cristo era un esseno. Qualora non lo fosse,  le sue posizioni erano molto vicine a quelle del gruppo tradizionalista conosciuti come esseni. Questi ultimi erano un movimento religioso molto consistente che viveva nel celibato, Giovanni Battista era un esseno e fece del celibato una regola di vita, e nessuno imponeva loro di sposarsi. Sugli esseni sappiamo molto di più grazie a ritrovamenti dei rotoli del Mar Morto. I punti di contatto tra gli esseni e Gesù sono numerosi, oltre alla vita celibe. Tutte queste informazioni erano disponibili a Giacomo da Cardone? Giacomo nacque agli inizi del terzo decennio del XVI secolo: possiamo dedurlo dal fatto che il padre, Guidolo, volle commemorare il completamento della propria abitazione, nel 1522, con un’iscrizione graffita sulla facciata. Giacomo da Cardone ebbe educazione più accurata e diversa da quella dei suoi conterranei. Gli inizi si possono supporre a Montecrestese oppure a Domodossola nello studio dei Minori Conventuali. Proseguì l’apprendimento in qualche importante centro della Lombardia, probabilmente Milano o Pavia, dove imparò l’arte della pittura ed acquisì la pratica del notariato. L’ambiente che frequentava in Lombardia era, quasi sicuramente, vigilato dagli agenti governativi spagnoli e/o dalla santa inquisizione, perché non era difficile che tra gli artisti emergessero pericolose tendenze in contrasto con la politica e la religione dominanti in quel preciso momento storico. I cantieri aperti a Crevola, nella chiesa dedicata ai Santi Pietro e Paolo, e Baceno, nella chiesa dedicata a San Gaudenzio, scatenarono la vocazione del giovane studente. Gli esordi risalgono al 1542 quando affrescò un’immagine devozionale in un edificio di Montecrestese. Il tempo corre veloce. Si giunge la 1547 quando la parrocchiale di Montecrestese, dedicata a Santa Maria Assunta, ritenuta dalla popolazione buia e troppo bassa, chiama a se il pittore che, negli anni seguenti, imprimerà sui muri il suo pensare, il suo essere diverso. Un uomo fuori dal tempo e dallo spazio. La sua opera inizia con la realizzazione di due personaggi, San Giovanni Battista e San Sebastiano. I due santi sono affrescati sulle colonne che sostengono l’arco d’accesso ad una cappella della navata di destra. Alla sinistra dell’ingresso troviamo San Giovanni Battista. 



Vestito con l’abito tessuto di peli di cammello. Alla destra del capo di Giovanni Battista la scritta che lo contraddistingue: ecce agnus dei. Ecco l’agnello di Dio. Alla destra dell’ingresso appare san Sebastiano, facilmente riconoscibile dal corpo trafitto di frecce. Durante la lavorazione di questi due affreschi, Giacomo da Cardone, entra in contatto con la confraternita di Santa Marta. Conoscenza che si svilupperà, positivamente per entrambi, con il trascorrere del tempo, sino a giungere al 1550, anno in cui si affida al pittore la realizzazione dell’apparato pittorico di una cappella, costruita a spese della confraternita, in fondo alla navata settentrionale. Arriviamo al 1550 quando la cappella della navata settentrionale, che oggi conserva il battistero, è ultimata. La richiesta dei committenti al pittore consisteva nella realizzazione di opere che dovevano riguardare la crocifissione, il purgatorio ed il giudizio universale. Nella grande crocifissione, presente sullo sfondo della cappella, è riscontrabile l’influsso dei grandi pittori contemporanei, o leggermente precedenti, al da Cardone, come il Bugnate o Gaudenzio Ferrari. Negli anni successivi iniziò ad operare nel cantiere della chiesa dedicata a San Gaudenzio a Baceno dove, nel 1554, affrescò l’ultima cena. Sulla destra del grande affresco ritroviamo un Sant’Antonio Abate sempre del 1554.  Giacomo, fantasioso e versatile, si lasciò lusingare dalle idee luterane. Fu catturato nel 1561 ed accusato d'essere luterano. Fu esaminato e giudicato dall’inquisitore generale di Milano Fra Angelo Enguada. Fu sottoposto al tratto di corda o squassamento. Questa tipologia di tortura è nota per essere stata la prima utilizzata dalla santa Inquisizione. Giacomo da Cardone, alla fine degli interrogatori cui fu sottoposto, abiurò. Non sappiamo a quale livello di tortura fu sottoposto, sappiamo che qualche tempo dopo l’arresto ritornò nella natia Montecrestese. Qui finisce la tortura fisica ed inizia quella psicologica. Dopo una severa inquisizione fece atto d’abiura dei suoi errori. Fu soggetto ad una dura penitenza e rimandato in Ossola. 



La punizione fu severa, ad indicare l’importanza dell’eresia nella quale era caduto. Tra i tanti obblighi, uno particolarmente mi ha colpito: doveva dipingere l’immagine di san Rocco nella sua casa. Il santo è invocato contro la peste e le malattie gravi. San Rocco fu imprigionato come spia a Voghera e rimase dimenticato in un carcere per almeno tre anni. In quel luogo desolato trovò la morte. La Santa Inquisizione scelse san Rocco come monito per il prigioniero? Questo a noi sfugge, ma nel 1591 in quella stessa casa si svolse un processo contro una presunta strega. Non facendo vita pubblica decise di farsi costruire una nuova casa che si impegnò a decorare sbrigliando completamente la sua fantasia. Le scene ci riportano ad una ribellione interiore del pittore per il processo subito: Giacomo lo riteneva ingiusto nel procedere e nelle punizioni. In questo periodo ritornò a lavorare al cantiere della chiesa dedicata a San Gaudenzio a Baceno, dove affrescò la deposizione dalla croce e la sepoltura del Cristo. Trascorso il tempo della condanna per eresia, quattro anni, i compaesani si riuniscono in un forte atto di solidarietà: chiedono il reintegro di Giacomo all’ufficio di Notaio. Tanto fecero che il pittore fu reintegrato con decreto del 19 agosto 1566. L’atto fu firmato dal vicario del vescovo di Novara monsignore Serbelloni. Un interessante documento riporta: “Giacomo da Cardone dopo essere caduto nell’eresia, dopo la sua penitenza, è sempre vissuto da cattolico e cristiano secondo i precetti della Santa Cattolica Ortodossa e Romana chiesa e come si conviene a quell’uomo probo che sempre fu, eccetto la caduta di sopra, ed è al presente, ed ha sempre condotto vita onesta modesta e morigerata.” Dell’attività notarile di Giacomo non esistono attestazioni. Lo ritroviamo nel 1591 quando nella sua casa prese dimora frate Francesco Silvestrio, dei minori conventuali, vicario dell’inquisitore di Novara Andrea Gotescho. Il motivo della presenza del frate inquisitore si deve ad un processo a carico di alcune donne di Montecrestese accusate di stregoneria. Qui si conclude questo ricordo di un pittore, notaio ed eretico. Spaccato della vita del Cinquecento del nostro paese. Una domanda ancora non trova risposta: cosa avrà voluto rappresentare Giacomo da Cardone in quell'ultima cena nel buio di una valle delle Alpi?

Fabio Casalini

fonte: https://viaggiatoricheignorano.blogspot.it/

Bibliografia

Arioli Luigi. Una camera nuziale del 1500, presente in Illustrazione Oscellana 1959

Bertamini Tullio. Processo alla stria che ha toccato la vacca sulla schiena, presente in Illustrazione Ossolana 1962

Bertamini Tullio. Le disavventure del pittore Giacomo di Cardone, presente in Oscellana 1991

Bianchetti Gianfranco. Il pittore Giacomo di Cardone, presente in Oscellana 1988

Edward John. Storia dell'Inquisizione. Oscar Mondadori. 2006


Lea Henry. Inquisizione. Storia e Organizzazione. Res Gestae editore. 2012

FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti
Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità... sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio.

01/02/18

i fotografi: sono un falso le immagini dell’uomo sulla Luna

«Se le avessero chieste a me, quelle immagini da studio le avrei fatte molto meglio», cioè con le ombre “giuste”, simulando bene l’effetto del sole. Parola di Oliviero Toscani. Il film del presunto allunaggio? La madre di tutte le fake news: «Un falso al 200%». A dirlo è un altro principe della fotografia mondiale, Peter Lindbergh, il numero uno nel campo della moda, “inventore”delle top-model degli anni ‘90, da Cindy Crawford a Naomi Campbell. La domanda: da dove arrivano quelle luci (artificiali) che rischiarano gli astronauti? Proiettori, spot da cinema, pannelli riflettenti: attrezzature di cui l’equipaggio di Apollo 11 non disponeva. L’esame dei fotografi è la prova regina del test condotto da Massimo Mazzucco, autore del documentario “American Moon”. Oltre tre ore di film, che inchiodano lo spettatore di fronte a una verità incontrovertibile: a prescindere dal fatto che ci siamo stati o meno, sulla Luna, le immagini dell’allunaggio – trasmesse dalla Nasa in mondovisione nel 1961 – sono un falso, palese e grossolano. I sospetti crescono ulteriormente, scoprendo che l’ente aerospaziale ha dichiarato di aver “smarrito” i film originali di un evento che, se fosse reale, sarebbe una pietra miliare nella storia dell’umanità. Per non parlare degli astronauti: anziché essere celebrati a vita come eroi, hanno trascorso il resto dei loro giorni a nascondersi.
Fake news? Sì, certo. Ma è inutile sperare di convincere tutti: non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Per contro, possiamo consolarci: la sete di verità è inesorabile e ha ormai contagiato almeno il 20% del pubblico, ed è una quota destinata Oliviero Toscania crescere in modo esponenziale. «Non è che gli americani abbiano deciso in partenza di barare, ingannando il mondo», premette Mazzucco, ai microfoni di “Border Nights”. «Ci hanno provato veramente, ad andare sulla Luna». Tutta “colpa” di Kennedy, o meglio della guerra fredda: i sovietici erano in vantaggio, già nel ‘57 avevano spedito in orbita il primo Sputnik e poi addirittura Gagarin, primo uomo nello spazio, nel 1961. «Entro la fine del decennio metteremo un uomo sulla Luna», promise Jfk. Salvo poi apprendere, dalla Nasa, che sarebbe stata una missione impossibile: gli Usa erano fermi al lancio sub-orbitale di Alan Shepard, spedito in atmosfera per soli 15 minuti. «Man mano che si avvicinava la fine del decennio, arrivati al ‘67, cioè a due anni e mezzo dalla scadenza, si resero conto che i problemi tecnici erano insormontabili: ma siccome nel frattempo avevano fatto una propaganda mondiale, non potevano più tirarsi indietro». Da qui la possibile idea del clamoroso “fake”.
«Avevano intanto sviluppato un sistema di simulazione che gli permetteva di riprodurre virtualmente un’intera missione lunare, dalla partenza al ritorno sulla Terra comprese le passeggiate sulla Luna: è chiaro, secondo me, che hanno ceduto alla tentazione», sostiene Mazzucco. «Stando seduto nel Lem, il modulo lunare, come fosse il simulatore di un aereo, potevi vedere dal finestrino le immagini del terreno lunare che si avvicinava e le immagini dell’allunaggio, che fra l’altro – stranamente – sono molto simili alle immagini che poi ci hanno dato per vere». Mazzucco ha sondato esperti, scienziati, tecnici: la Luna era troppo rischiosa. «Il pericolo era di perdere gli astronauti: atterrare sulla Luna è una cosa, ripartire è molto più difficile». La “tentazione” del falso? «Negli anni ‘60 non si ponevano il problema che poi, quarant’anni dopo, ci sarebbero state tutte le fotografie dei viaggi Apollo in alta definizione scaricabili da chiunque». Mezzo secolo fa, la Nasa sapeva che sarebbe bastato inviare qualche foto (accuratamente selezionata) a “Life Magazine” o a “Time Magazine”, così come al “New York Times”: nessuno avrebbe potuto fiutare l’imbroglio. «Solo con l’avvento di Internet, quando la Nasa ha messo in rete tutte le foto ad alta definizione delle missioni lunari, qualcuno ha cominciato a spulciarle una per una, a fare i confronti incrociati tra luci e Peter Lindberghombre. Ma allora non potevano immaginare questo tipo di esame ai raggi X che viene fatto oggi sui loro materiali, quindi capisco quella loro superficialità».
Le immagini, spiega Mazzucco (fotografo per vent’anni, già assistente di Toscani) sono «fatte molto male» proprio dal punto di vista della simulazione della luce del sole: «Cosa che sfugge all’occhio dell’osservatore comune, ma non a quello del professionista delle immagini». Appena Lindbergh le ha esaminate, è sbottato: «Scusa, ma da dove viene questa luce?». Un falso storico colossale? Obiezione: perché l’Urss, in gara con gli Usa nella conquista dello spazio (meta suprema della guerra fredda) non denuciò il falso allunaggio? «Ai sovietici non conveniva», dice Mazzucco. «Intanto nessuno gli avrebbe creduto, dato che avevano appena “perso la corsa alla Luna”: li avrebbero derisi». Ma poi, soprattutto, già a quei tempi – ancora con le missioni Apollo in corso – erano iniziate le trattative segrete (poi pubbliche) per le missioni congiunte Apollo-Soyuz, il cui risultato è tuttora in orbita sotto forma di Iss, Stazione Spaziale Internazionale. «In cambio del silenzio, l’Urss ha avuto dagli Usa tutta la tecnologia che le serviva». Spiegazione coerente, che combacia con un altro aspetto particolarmente inquietante: lo strano silenzio degli astronauti. Neil Armstrong e Buzz Aldrin sarebbero stati i primi due uomini a mettere i piedi sulla Luna: Buzz Aldrinun’esperienza entusiasmante e sconvolgente, per qualsiasi essere umano. «Da quassù la Terra è bellissima, senza frontiere né confini», disse Gagarin, con voce emozionata, dall’orbita del Vostok. Gli americani? Silenzio.
Da Armstrong e Aldrin ci si sarebbero aspettate centinaia di interviste, decine di libri. E invece, niente: «Neil Armstrong, in tutta la vita, ha rilasciato 4 interviste, e non tutte favorevoli alla Nasa». Addirittura nell’ultima, del ‘94, dice, in modo cupo e sibillino: «Riguardo al futuro ci sono molti veli che coprono la verità, sta ai giovani rimuoverli per scoprirla». Una coltre di oblio ha sepolto gli 8 astronauti delle successive missioni Apollo: «Nessuno ricorda i loro nomi. Strano, no? Eppure, in teoria, sono gli unici esseri umani che avrebbero calcato il suolo di un altro corpo celeste». Dell’altro evento epocale, la scoperta e conquista dell’America, sappiamo tutto: «Magellano, Verrazzano, Colombo, Cortés: hanno fatto tanti film su ciascuno di loro». E gli astronauti pionieri della Luna? Inghiottiti nel nulla. «E’ chiaro che non c’è quel tipo di entusiasmo storico che dovrebbe corroborare un fatto così importante: c’è anzi una tendenza a minimizzarlo», sottolinea Mazzucco, che si domanda: se era così facile andare e venire dalla Luna negli anni ‘60, perché non abbiamo continuato ad andarci? Solo perché, dicono, sulla Luna non c’è niente? E ci sono volute 6 missioni nell’arco di tre anni, per capirlo? Forse la verità è un’altra, assai più terrena: «Il programma Apollo era una macchina da soldi mostruosa, a cui la Nasa mirava. Soldi che saranno serviti a sviluppare tecnologie militari, non rivolte allo spazio ma alla Terra».
Anche sui libri di storia l’evento è minuscolo, quando invece «dovrebbe essere presentato come il punto di svolta della storia umana: da quel giorno in poi, non siamo più solo sulla Terra». E invece la Nasa stessa tende a non celebrarlo: «Perché ha la coda di paglia, immagino». Affermazione che Mazzucco motiva, tra le altre cose, con l’inverosimile vicenda (fantozziana) del presunto “smarrimento” delle bobine, i filmati originali dell’allunaggio. «La Nasa ha ufficialmente perso i nastri originali che contenevano le immagini “arrivate dalla Luna”, quelle della prima passeggiata lunare. Nel 2009 hanno detto: dove son finiti, i nastri? Nessuno lo sa più. Non li hanno mai più trovati. E quei due o tre poveracci che si sono messi a cercarli, credendo che si fossero persi veramente, hanno incontrato decine di muri di gomma e alla fine han dovuto arrendersi, di fronte alla chiara intenzione di non farli ritrovare». Non c’è stato nessun incidente, nessun incendio di nessun magazzino: un semplice, banale “smarrimento”. «Quel nastro conteneva, in teoria, l’evento più importante della storia dell’umanità. Uno si aspetta che fosse custodito in un bunker impenetrabile, a temperatura controllata, sorvegliato a vista da guardie armate». La parte più comica Moonwalkersdella vicenda riguarda la tesi del “debunker” Paolo Attivissimo, autore del libro “Siamo andati sulla Luna”: li hanno cancellati, dice, perché i nastri costano e dopo un po’ vengono riutilizzati.
E’ evidente, conclude Mazzucco, che ci dev’essere un motivo serio dietro alla loro sparizione. Uno su tutti: «Quei nastri non contenevano solo le immagini del primo allunaggio (di cui abbiamo le copie) ma anche i dati di telemetria: cioè svelavano anche dove si trovasse veramente il Lem, in quel momento, nello spazio. Quindi, se per caso non si fosse trovato sulla Luna, chiunque oggi analizzando quei nastri potrebbe dedurlo, quindi è molto più comodo “perderli”». Tutte le comunicazioni che avvengono nei 7 giorni ufficiali della missione, dal 16 al 23 luglio del ‘69, cioè dalla partenza da Cape Kennedy (allora Cape Canaveral) al ritorno nell’Oceano Pacifico, «nell’ipotesi della finzione, sono tutte trasmissioni che avvengono con la capsula nell’orbita terrestre». In un video, un ricercatore convinto dell’inganno lunare, Bart Sibrel, analizza i video Nasa e scopre che, a un certo punto, «gli astronauti fingono di inquadrare la Terra da 170.000 chilometri di distanza, cioè circa a metà strada fra la Terra e la Luna». Nel video «si vede un pallino blu al centro dell’inquadratura, completamente nera, però poi si scopre che a essere inquadrata non è la Terra sospesa nel vuoto, ma un ritaglio dell’oblò. La Terra è sotto di loro, ed è molto più vicina. Loro con la telecamera, stando indietro all’interno della navicella, inquadrano l’oblò come se fosse la circonferenza completa della Terra».
La versione di Mazzucco: «A questo punto sospetto che, per quei 7 giorni, gli uomini di Apollo 11 abbiano girato a vuoto attorno alla Terra, per poi fare un normalissimo rientro dal cielo: poi, quando arrivano in mare, non puoi sapere se provengono dalla Luna, dall’orbita terrestre o magari solo da un aereo cargo, militare, che volava da 10.000 metri d’altezza. Li vedi rientrare, hanno un po’ di barba, e quindi pensi che arrivino dalla Luna». Tra le varie morti dei 12 “moonwalker”, il regista trova particolarmente interessante quella di James Irwin, di Apollo 15. Morte raccontata da Bill Keysing, il padre della teoria del complotto lunare, autore già nel ‘74 del primo libro critico, intitolato “Non siamo mai andati sulla Luna”. Lo scrittore dice che Irwin lo contattò perché «voleva raccontargli qualcosa». Lo conferma un testimone, presente con Keysing al momento della telefonata. «Ma forse l’astronauta non è stato abbastanza attento nel telefonare a Keysing: tre giorni prima di James Irwinincontrarlo, è morto in uno stranissimo incidente in motocicletta, andando a sbattere contro l’unico palo in mezzo a un deserto». Deduzione: «Quegli astronauti erano strettamente controllati, e lo sono stati per tutta la vita. Questo spiegherebbe il loro comportamento decisamente strano, dai viaggi lunari fino alla loro morte».
Clamoroso il caso di Buzz Aldrin: «Si è perso nelle droghe e nell’alcol», ricorda Mazzucco. «Pensa: sei stato sulla Luna, sei la seconda persona più famosa al mondodopo Armstrong, eri con lui, eri uno dei due primi uomini sulla Luna… dovresti avere una vita di successo, di conferenze, di libri, accolto in tutti in paesi del mondo. E invece diventi un alcolizzato, un drogato che divorzia venti volte e non sa più cosa fa nella vita, si fa crescere la barba, diventa un hippie». In alcune foto a qualche anno dal viaggio lunare è letteralmente irriconoscibile. E in un’intervista a “Paris Match” rivela: «Ci considerano tutti degli eroi, ma in realtà la Luna ci ha distrutti». Perché mai dovrebbe averti distrutto, la Luna, se è vero che ci sei stato? Altra incredibile stranezza, l’intervista ad Alan Bean di Apollo 12. Domanda: avete avuto danni particolari per aver attraversato l’area ultra-radioattiva delle Fasce di Van Allen? Bean casca dalle nuvole: «Veramente non credo che siamo andati tanto in alto da raggiungere le Fasce di Van Allen». Ma le Fasce, gli fanno notare, sono appena fuori dall’atmosfera terrestre, tra i 15.000 e i 40.000 chilometri. «Ah, allora le abbiamo attraversate di sicuro!», replica l’astronauta. «Bastano dettagli umani come questi – dice Mazzucco – per sospettare che quei poveracci abbiano vissuto una vita orribile, obbligati a mentire fino al loro ultimo giorno di vita».
Mazzucco non si illude che la verità proposta in “American Moon” possa essere largamente accettata: “debunker” come Attivissimo si impegnano a smontare minuziosamente qualsiasi ipotesi di complotto. Ma attenzione: «Il “debunker” si rivolge a chi ha bisogno di una scusa qualunque per continuare a credere. Quando crollano le Torri Gemelle e vengono espulse tonnellate di cemento, c’è sempre chi dice: ma no, quelli sono solo i vetri delle finestre, che esplodono». Il pubblico del “debunker” non va a controllare se quello che ascolta è sensato. Non agisce non spirito critico: «Agisce in modo fideistico, ha bisogno di sentirsi dire che Mazzucco è un buffone e che sulla Luna ci siamo andati davvero». Il solito Attivissimo arriva a dire che è “normale” smarrire i nastri originali del mitico allunaggio? «Il “debunker” inventa in modo spudorato, tanto sa che il suo pubblico non andrà a verificare quello che dice. Ha solo bisogno di essere rassicurato, di sentirsi dire che nessuno ci inganna, Mazzuccoche il mondo è bello, che i nostri potenti ci vogliono bene, che nessuno farebbe mai una cosa come ammazzare tremila cittadini nelle Torri Gemelle. Questa è la vera funzione del “debunker”». In altre parole: la colpa è, innanzitutto, del pubblico. «Quando una persona non vuole sentirsi dire la verità, che è scomoda, non c’è niente da fare».
Non per questo, però, è il caso di perdersi d’animo: «L’umanità va avanti comunque», dice Mazzucco. «Magari avanza più lentamente, per colpa di questa gente, ma va avanti lo stesso: non è che si ferma perché ci sono questi quattro cretini che hanno bisogno di rassicurare la parte mentalmente più debole della popolazione. Ci arriveranno anche loro, prima o poi». L’autore di “American Moon” è addirittura ottimista: «Secondo me siamo dentro una curva – lenta, ma costante e inarrestabile. In 15 anni ho visto cambiare profondamente la Rete. Oggi molti siti di informazione indipendente sono visitati e sdoganati, all’interno di questa dinamica. Quello che una volta era eresia, oggi lo puoi dire tranquillamente, perché c’è una fetta di pubblico che ti segue e non ha nessun problema a condividere le tue conclusioni». E’ provato: «Cala il numero delle persone che si fidano ancora dei media mainstream e aumenta quello di chi si informa personalmente, consultando altre fonti. Certo, ci sarà sempre l’aggrapparsi alla American Moon, il documentario di Mazzuccoverità ufficiale, il bisogno di rassicurazione fa parte della natura umana. Ma queste persone saranno sempre di meno».
Già adesso, per molti argomenti, i media mainstream non riescono più a far passare la loro versione come verità ufficiale unica. «Parla da solo il caso vaccini: il decreto Lorenzin è stato approvato, ma dieci anni fa sarebbe passato senza la minima discussione. Oggi invece c’è una caterva di persone incazzate, informate dal web. Tant’è vero che gli stessi partiti politici stanno cercando di inseguire questo elettorato, promettendo di abolire l’obbligo vaccinale». Sta crescendo, il pubblico potenziale che non crede più a storie come quella dei “moonwalker”: «C’è una fetta notevole di gente che non se la beve più, ormai un 20-25%. Dieci anni fa eravano al 3%». Fare quantificazioni e previsioni precise è impossibile, amette Mazzucco, ma secondo lui ormai la tendenza è costante e inarrestabile. «La prima fase del risveglio è il dubbio. Oggi, raccontarci delle fregnacce in tv è molto più difficile. Se ne stanno accorgendo a livello politico: nessuno crede più a quello che dicono i partiti». Mettere in discussione la versione ufficiale: «Proprio il dubbio “piccona” il primo mattone su cui si reggono tutte le bugie». Mazzucco confida nei giovani, «che magari hanno il cervello più aperto». E’ questione di tempo. «Ma il cambiamento sta avvenendo velocemente, se pensiamo che sono duemila anni che chi ha il potere mente a tutti, comunque e sempre. Noi in 15 anni abbiamo cominciato a far traballare certezze. Ognuno di noi deve fare del suo meglio. Poi, sono sicuro, il risultato arriverà».
(Il documentario “American Moon” di Massimo Mazzucco, in formato Dvd – durata, 3 ore e 20 minuti – è disponibile online attraverso il sito “Luogo Comune”).

fonte: http://www.libreidee.org/